Page 27 - Utilità del Credere
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13.  29.  A  questa  così  grande  difficoltà,  dal  momento  che  parliamo  di
                  religione, solo Dio può porre rimedio; ma se non crediamo che esista e che
                  aiuti le menti umane, non dobbiamo neppure cercare la vera religione. Da
                  ultimo, che cosa desideriamo ricercare con tanto sforzo? Che cosa aspiriamo
                  a raggiungere? Dove vogliamo pervenire? Forse al punto di non credere che
                  esista o che abbia a che vedere con noi? Niente è più perverso di un tal
                  pensiero.  O  forse  tu,  non  avendo  il  coraggio  di  domandarmi  un  favore
                  oppure avendolo, ma in un modo di certo impudente, vieni a chiedere di
                  trovare la religione, pur ritenendo che Dio né esista né, se esiste, si prenda
                  cura di noi? E che diremo, se la cosa è tanto grande che non è possibile
                  trovarla se non la si cerca con zelo e con tutte le forze? E ancora, se la stessa
                  difficilissima scoperta allena la mente di colui che la cerca in modo che possa
                  capire ciò che verrà trovato? Per i nostri occhi, infatti, che c’è di più piacevole
                  e  familiare  della  luce  del  sole?  Eppure  essi  non  sono  in  grado  né  di
                  sopportarla né di tollerarla, dopo una prolungata oscurità. Per un corpo
                  debilitato dalla malattia che cosa c’è di più adatto del cibo e della bevanda?
                  Eppure vediamo che i convalescenti vengono frenati e trattenuti, perché non
                  si azzardino a saziarsi come i sani e a mangiare proprio quei cibi che li
                  farebbero ricadere nella malattia per la quale erano controindicati. Parlo dei
                  convalescenti; ma i malati stessi non li spingiamo forse a prendere qualcosa?
                  Di certo, non ci obbedirebbero in ciò con tanta molestia, se non credessero
                  che usciranno da quella malattia. Quando, dunque, ti darai a questa ricerca
                  tanto faticosa  e  difficile?  Quando ardirai importi una sollecitudine e un
                  impegno tanto grande, quanto la cosa stessa merita, dal momento che non
                  credi  all’esistenza  di  ciò  che  cerchi?  Giustamente,  dunque,  la  dottrina
                  cattolica  nella  sua  autorità  ha  stabilito  che  coloro che si avvicinano alla
                  religione prima di tutto vanno indotti a credere.

                  Non c’è demenza maggiore di quella di non credere a niente.
                  14. 30. Pertanto quell’eretico (poiché il nostro discorso riguarda coloro che
                  vogliono dirsi cristiani) quale ragione, dimmi, mi potrà addurre? Qual è il
                  motivo che può allontanare dal credere, come da una temerità? Se mi ordina
                  di non credere a nulla, non credo neppure che tra le cose umane vi sia questa
                  stessa vera religione e, poiché non credo che vi sia, non la cerco neppure. Ma
                  egli, come immagino, sarà tenuto ad esporla a chi la cerca; così, infatti, sta
                  scritto: Chi cerca troverà . Dunque, non mi rivolgerei a colui che mi vieta di
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                  credere, se non credessi qualcosa. Ma c’è una demenza maggiore di questa?
                  Gli dispiaccio, infatti, soltanto per la fede che non è sorretta da nessuna
                  scienza, quando è la fede soltanto che mi ha condotto da lui.

                  Coloro che si avvicinano alla religione prima di tutto vanno indotti a credere
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