Page 30 - Utilità del Credere
P. 30
portando il rimedio che avrebbe risanato i costumi assai corrotti, con i
miracoli si procurò l’autorità, con l’autorità meritò la fede, con la fede riunì
la moltitudine, con la moltitudine ottenne una lunga durata, con la lunga
durata diede forza alla religione, quella religione che non potrebbe in nessun
modo scuotere non solo la novità senza alcun valore e perfida degli eretici,
ma neppure l’errore delle genti, che restano come in letargo per poi attaccare
violentemente.
Cristo non volle nulla prima e con più forza della fede.
15. 33. È per questo che, sebbene sia incapace di insegnare, tuttavia (dal
momento che molti vogliono sembrare sapienti e non è facile discernere se
sono stolti) non desisto dall’esortarti a supplicare Dio con tutta la volontà e
con tutto il desiderio, perfino con i gemiti o, se è possibile, anche con le
lacrime, affinché ti liberi dal male dell’errore, se ti interessa la vita beata. La
cosa avverrà in modo più facile se ti sottometterai di buon cuore ai suoi
precetti, che volle confermare con l’autorità così grande della Chiesa
cattolica. Poiché, infatti, il sapiente è così unito a Dio con la mente che nulla
si interpone che lo separi da Lui - Dio, infatti, è verità e in nessun modo uno
è sapiente se non raggiunge la verità con la mente -, non dobbiamo
affermare che fra la stoltezza dell’uomo e la assolutamente integra verità di
Dio trova posto, per così dire come un che di medio, la sapienza dell’uomo.
Il sapiente infatti, per quanto gli è concesso, imita Dio; l’uomo stolto invece,
se pur vuole imitare qualcosa che giovi alla sua salute, non ha nulla di più
prossimo dell’uomo sapiente. Ma poiché, come si è detto, è difficile
discernere Dio con la ragione, bisognava mettere alcuni miracoli davanti agli
occhi, ai quali gli stolti ricorrono molto meglio che alla mente, affinché,
sollecitati dall’autorità, gli uomini purificassero prima la loro vita e i loro
costumi, e così divenissero idonei per accogliere la ragione. Poiché, dunque,
bisogna imitare l’uomo senza però riporre in lui la speranza, che cosa
sarebbe potuto accadere di straordinariamente più buono e generoso del
fatto che la Sapienza stessa di Dio, pura, eterna e immutabile, alla quale è
necessario che aderiamo, si degnasse di farsi uomo? Ed Egli non solo ha fatto
cose che ci invitavano a seguire Dio, ma ha anche sofferto cose che ci
sconsigliavano dal seguirlo. Poiché, infatti, nessuno può conseguire il bene
saldissimo e sommo se non lo ha amato in modo completo e perfetto - e ciò
non è assolutamente possibile finché abbiamo paura dei mali e degli
accidenti del corpo -, Egli, nascendo e operando in modo straordinario, si è
procurato l’amore; morendo e risorgendo ha eliminato il timore. E anzi, in
tutte le altre cose che sarebbe lungo ricordare, si è presentato in modo da
farci capire fin dove può arrivare la clemenza divina e fin dove può essere
sollevata l’umana debolezza.