Page 15 - Utilità del Credere
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rendimi partecipe, di grazia, della tua sapienza: se invece riconosci in te ciò
                  che io dico, ti scongiuro, cerchiamo insieme la verità.

                  Dovremo cercare coloro che insegnano la vera religione.
                  7. 15. Supponi che non abbiamo ancora udito nessuno parlare di religione; in
                  tal  caso  è  per  noi  una  cosa  nuova  della  quale  ci  assumiamo l’impegno.
                  Dovremo cercare, credo, coloro che insegnano questa cosa, se ve ne sono.
                  Supponi che ne abbiamo trovati alcuni di un’opinione ed altri di un’altra e
                  che, data la diversità delle opinioni, ciascuno aspiri a portare gli altri dalla
                  sua parte; e fra di essi alcuni eccellano per la grande fama di cui per ora
                  godono e per la posizione raggiunta presso quasi tutti i popoli. Il grande
                  problema è se essi posseggono il vero; tuttavia, non sono forse essi che
                  devono  essere  esaminati  per  primi  in  modo  che, per tutto il tempo che
                  erriamo in quanto siamo uomini, risulti che erriamo insieme a tutto il genere
                  umano?

                  Contro chi obietta che la verità è di pochi.
                  7. 16. Ma tu mi dirai che sono pochi gli uomini che possiedono la verità.
                  Pertanto, se sai chi la possiede, tu sai già in cosa essa consista. Non avevo
                  forse detto poco fa che l’avremmo ricercata come persone che nulla sanno di
                  essa? Ma se tu presumi che pochi posseggano la verità, data la sua natura,
                  non sai però chi essi siano; e cosa penseresti se i pochi che possiedono il vero
                  sono tali da imporre la loro autorità ad una moltitudine, dalla quale un
                  piccolo numero potrebbe trarsi fuori per dedicarsi a questi misteri e, per così
                  dire, far luce? Non vediamo forse quanto pochi sono coloro che raggiungono
                  le vette dell’eloquenza, quantunque per tutto il mondo le scuole di retori
                  strepitino per le schiere dei giovani? È forse per caso che tutti coloro che
                  vogliono  diventare  buoni  oratori,  spaventati  dal  gran  numero  degli
                  incompetenti, ritengono di dover conseguire quest’obiettivo con i discorsi di
                  Cecilio  e  di  Ermio  piuttosto  che  di  Cicerone?  Tutti  mirano  a  ciò  che  è
                  garantito  dall’autorità  degli  antichi.  Masse  di  incompetenti  cercano  di
                  imparare le medesime cose che pochi dotti hanno riconosciuto degne di
                  essere imparate; molto pochi però sono coloro che vi pervengono, meno
                  ancora quelli che le mettono in pratica e pochissimi coloro che vi diventano
                  illustri. E che dire se qualcosa di simile avvenisse per la vera religione? E se
                  la moltitudine degli incompetenti frequentasse le chiese, anche se non vi
                  sono prove che qualcuno sia stato reso perfetto da quei misteri? E tuttavia, se
                  a studiare l’eloquenza fossero tanto pochi quanti sono i buoni oratori, mai i
                  nostri genitori avrebbero pensato di affidarci ai maestri di quest’arte. Dal
                  momento  dunque  che  fu  una  moltitudine,  composta  in  prevalenza  di
                  incompetenti, a spingerci verso questi studi e a farci amare ciò che pochi
                  sono capaci di raggiungere, perché non vogliamo ammettere che per noi è
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