Page 12 - Utilità del Credere
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scrittore ha pensato in modo giusto, anche il lettore pensa in modo giusto,
                  ma  diversamente  da  lui:  alcune  volte  in  modo  migliore,  altre  in  modo
                  peggiore, tuttavia sempre in modo utile. Quando invece il nostro pensiero
                  coincide con quello dell’autore del libro - e questo è il caso più adatto per
                  vivere bene - la verità è al suo grado più alto, né, d’altro canto, c’è spazio per
                  la  falsità.  Il  genere  in  cui  la  lettura  concerne  questioni  molto  oscure  è
                  senz’altro assai raro; ed esso, a mio avviso, non può esser conosciuto con
                  piena certezza, ma può essere solo creduto. Attraverso quali indizi, appunto,
                  potrei ricostruire la volontà di un uomo assente o morto in modo da poterci
                  giurare  sopra,  dal  momento  che,  anche  se  fosse  interrogato  quando  è
                  presente, forse sarebbero molte le cose che nasconderebbe per ragioni di
                  dovere, pur non essendo malvagio? Del resto, non credo che per conoscere
                  una  cosa  abbia  valore  alcuno  sapere  chi  sia  stato  colui  che  l’ha  scritta,
                  ancorché sia cosa molto onorevole ritenere buono colui che, con i suoi scritti,
                  si è reso utile al genere umano e alla sua posterità.

                  In quale genere i Manichei collocano l’errore che attribuiscono alla Chiesa cattolica.
                  5. 12. Vorrei dunque che i Manichei mi dicano in quale genere collocano
                  l’errore  che  attribuiscono  alla  Chiesa  cattolica.  Se  appartiene  al  primo,
                  l’accusa di certo sarebbe grave, ma non richiederebbe una lunga difesa: è
                  sufficiente infatti escludere che noi intendiamo le cose come essi le pensano
                  quando si scagliano contro di noi. Se appartiene al secondo, l’accusa non è
                  meno grave; ma si può ribattere loro con la medesima argomentazione. Se
                  rientra nel terzo, non vi è alcuna accusa. Sta bene e considera le Scritture
                  stesse. Che cosa infatti obiettano ai libri del cosiddetto Vecchio Testamento?
                  Forse che sono buoni, ma noi li comprendiamo male? Ma sono proprio loro
                  che non li ammettono! O forse che non sono né buoni né ben compresi? Ma
                  la precedente difesa confuta questa obiezione in modo sufficiente. O forse
                  essi dicono: sebbene siano compresi in modo retto, tuttavia sono cattivi? E
                  che altro è questo se non assolvere gli avversari ancora in vita, con i quali si
                  discute, e accusare quelli morti da molto tempo, con i quali non vi è alcuna
                  contesa? Da parte mia credo che quegli scrittori abbiano fatto opera utile nel
                  consegnare alla memoria tutti quei fatti e che siano stati grandi e ispirati;
                  credo anche che quella legge sia stata promulgata ed istituita per ordine e
                  volontà di Dio. E io, malgrado sia molto poco esperto di questo genere di
                  libri, posso tuttavia facilmente convincere chi si rivolge a me, purché lo
                  faccia  con  animo  retto  e  niente  affatto  ostinato.  E  così  farò,  quando  mi
                  accorderai la benevola disponibilità delle tue orecchie e della tua mente; ma
                  lo farò quando potrò. Per ora, comunque la questione proceda, non è forse
                  sufficiente per me non essere stato ingannato?

                  Contro l’interpretazione degli avversari delle Scritture.
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