Page 43 - Teologia tedesca
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V’è anche un amore particolarmente falso, ovvero quando si ama qualco-
                  sa per la ricompensa, come quello che ama la giustizia non per amore del-
                  la  giustizia,  ma  per  ottenere  qualcosa  con  essa,  o  simili.  E  quando  una
                  creatura ne ama un’altra per un fine proprio, o ama Dio per uno scopo
                  determinato, allora è tutto sbagliato, e tale amore appartiene soltanto alla
                  natura. Infatti la natura in quanto natura non è capace e non conosce altro
                  amore che questo. Chi sa giudicare rettamente vede bene che la natura in
                  quanto tale non ama altro che se stessa. Vedi, in questo modo qualcosa
                  viene conosciuto come buono, ma non amato.
                  Invece il vero amore viene istruito e guidato dalla vera luce e conoscenza,
                  e la vera, eterna e divina luce insegna all’amore a non amare altro che il
                  bene vero, semplice, perfetto, non per averne una ricompensa o ricavarne
                  qualcosa, ma solo per amore del bene e perché è buono, e deve essere a
                  buon diritto amato. E quel che viene in tal modo conosciuto dalla vera lu-
                  ce, deve essere anche amato dal vero amore. Ma il bene perfetto, che si
                  chiama Dio, non può essere conosciuto altro che dalla luce vera. Perciò
                  deve essere anche amato, quando viene od è conosciuto.

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                  Come si possa riconoscere un uomo vero, divinizzato, e quel che gli è proprio, e
                  cosa invece appartenga a una falsa luce o a uno spirito falsamente libero.

                  Bisogna anche tener fermo che, quando in un uomo c’è vera luce e vero
                  amore, il bene perfetto è conosciuto e amato da se stesso. Non che ami se
                  stesso, o da se stesso o in quanto se stesso, ma il bene vero, semplice e
                  perfetto non può e non vuole amare altro - in quanto è in se stesso - che
                  l’unico vero bene. E siccome tale è lui stesso, perciò deve amare se stesso,
                  ma non in quanto se stesso o da se stesso, bensì perché l’unico vero bene
                  ama l’unico, vero, perfetto bene, e l’unico, vero, perfetto bene viene ama-
                  to dall’unico, vero, perfetto bene.
                  In questo senso si dice, ed è vero: Dio non si ama in quanto se stesso, per-
                  ché, se ci fosse qualcosa migliore di Dio, egli amerebbe quella, e non se
                  stesso. Infatti in questa vera luce e  in questo vero amore non c’è e non
                  permane alcun io, mio, «a me», tu, tuo, ecc. Questa luce conosce un bene
                  che comprende ogni bene ed è al di sopra di ogni bene, giacché ogni bene
                  è per essenza uno nell’Uno, e senza l’Uno non v’è alcun bene. E perciò
                  non si ha di mira alcunché, né il questo né il quello, né l’io né il tu o simi-
                  li, ma soltanto l’Uno, che non è io o tu, questo o quello, ma al di sopra di
                  ogni io o tu, di ogni questo o quello; in lui viene amato ogni bene come
                  un bene unico, come quando si dice: «Tutto nell’Uno  in  quanto Uno, e
                  Uno  nel  Tutto  in  quanto  Tutto,  e  l’Uno  e  il  Tutto  amati  tramite  l’Uno,




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