Page 40 - Teologia tedesca
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la falsa luce, non ci si dà pensiero della vita di Cristo e di tutte le virtù,
ma si ricerca invece quel che è confortevole e piacevole per la natura. Da
ciò deriva la falsa, disordinata libertà, per cui si diventa disattenti e non-
curanti verso questo e quello. Infatti la luce vera è un seme divino, e per-
ciò porta frutto divino. E la luce falsa è seme del demonio: dove vien se-
minata cresce il frutto del demonio, ed il demonio stesso. Lo si deve nota-
re e comprendere da queste parole e dagli ammaestramenti sopra riporta-
ti.
41.
Come l’uomo che si chiama ed è divinizzato sia illuminato dalla luce divina ed in-
fiammato di eterno, divino amore, e come la luce e la conoscenza non valgano
niente senza l’amore.
Alla domanda su chi o che cosa sia un uomo divino o divinizzato, la ri-
sposta suona così: chi è illuminato e splendente di luce eterna e divina e
infiammato di eterno e divino amore, quello è un uomo divino o diviniz-
zato. Di questa luce abbiamo già trattato.
Ma bisogna sapere che luce e conoscenza non sono e non valgono niente
senza amore. Lo si può ricavare dal fatto che un uomo, che sappia molto
bene cosa sono virtù e vizio ma che non abbia amore per la virtù, non di-
viene e non è virtuoso: egli segue il vizio e lascia la virtù. Ma se ama la
virtù, la segue, e questo amore fa sì che egli divenga nemico del vizio,
non lo pratichi e lo odii anche in tutti gli uomini. Ed ama tanto la virtù,
che non tralascia mai di esercitarla e compierla, quando può, e questo non
per una ricompensa o un perché, ma solo per amore della virtù. La virtù è
per lui ricompensa e lo soddisfa in pieno, sì che non vorrebbe alcun teso-
ro o alcun bene al posto di essa: egli è davvero, o diviene, virtuoso. E chi è
un uomo vero, virtuoso, non prenderebbe il mondo intero, se dovesse per
ciò diventare vizioso. Anzi, preferirebbe morire di misera morte.
Vedi, così è anche per la giustizia. Alcuni sanno bene quel che è giusto e
quel che è ingiusto, ma non divengono pertanto giusti, perché non amano
la giustizia. Perciò compiono il torto. Ma se amassero la giustizia, non po-
trebbero compiere il torto, perché sarebbero tanto nemici dell’ingiustizia
che, trovandola in un uomo, volentieri soffrirebbero o compirebbero
grandi cose,’pur di cancellare l’ingiustizia e renderlo giusto. E, prima di
compiere il torto, preferirebbero morire, e ciò solo per amore della giusti-
zia. La giustizia è la loro mercede, e li ricompensa con se stessa. Così si
diventa e si è giusti, e si vorrebbe cento volte morire piuttosto che vivere
ingiustamente.
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