Page 34 - Teologia tedesca
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dienza. Adamo, l’egoità e la seità, la volontà propria, il peccato o l’uomo
                  vecchio, il distogliersi e il separarsi da Dio, tutto ciò è una cosa sola.


                  37.
                  Come in Dio, in quanto è Dio, non possano giungere turbamento, dolore, sventu-
                  ra e simili; al contrario ciò si trova in un uomo divinizzato.

                  Si deve ora fare attenzione: Dio, in quanto è Dio, non può ricevere né do-
                  lore  né  turbamento  o  sventura,  eppure  egli  viene  afflitto  dal  peccato
                  dell’uomo. Siccome ciò non può accadere in Dio senza la creatura, deve
                  accadere dove Dio è uomo, ovvero in un uomo divinizzato. Vedi, qui il
                  peccato è così doloroso per Dio e lo affligge tanto, che Dio accetterebbe di
                  esser torturato e patir la morte del corpo, pur di cancellare il peccato di
                  un solo uomo. E se gli si chiedesse se preferisse vivere, lasciando perma-
                  nere il peccato, o invece morire, cancellandolo con la sua morte, egli pre-
                  ferirebbe morire; infatti per Dio il peccato di un solo uomo è più doloroso
                  e gli fa più male che non il proprio martirio e la morte. E se gli fa tanto
                  male il peccato di un solo uomo, cosa sarà per quello di tutti gli uomini?
                  Vedi, qui si deve capire come l’uomo affligga Dio col suo peccato. E dove
                  Dio è uomo, ovvero in un uomo divinizzato, di nulla ci si lamenta se non
                  del peccato, e non v’è altrimenti dolore. Infatti Dio vuole avere e possede-
                  re tutto quel che è o avviene senza peccato. Ma il lamento e il tormento
                  per  il  peccato  devono  permanere  nell’uomo  divinizzato  fino  alla  morte
                  del corpo. E se anche l’uomo vivesse fino al giorno del Giudizio o in eter-
                  no, di qui deriverebbe il dolore segreto di Cristo, di cui nessuno parla o sa
                  se non Cristo stesso. E perciò si chiama ed è segreto.
                  È  anche  una  caratteristica  di  Dio,  che  egli  vuole  avere  e  che,  gli  piace
                  nell’uomo, ed è propria di Dio, giacché non appartiene all’uomo, che non
                  ne è capace. E quando Dio può ottenerla per sé, è per lui la cosa più gra-
                  dita e più cara, mentre per l’uomo è la più grave ed amara. Tutto quel che
                  qui si è scritto  di  questa proprietà  divina  - che tuttavia Dio vuol avere
                  nell’uomo, nel quale deve essere esercitata e realizzarsi - ce lo insegna la
                  luce vera. Essa insegna anche che l’uomo, in cui viene esercitata ed attua-
                  ta, non se la attribuisce, come se egli non fosse affatto. Infatti qui si rico-
                  nosce che l’uomo non può niente e non può attribuirsi nulla.


                  38.
                  Come l’uomo debba assumere la vita di Cristo per amore e non per ricompensa,
                  senza mai abbandonarla o respingerla.




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