Page 31 - Teologia tedesca
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sere amate, ed egli deve essere benevolo e benefico per tutto e per tutte le
                  cose, senza mescolanza alcuna. Sì, fate quel che volete a un uomo diviniz-
                  zato,  bene  o  male,  piacere  o  dolore,  questo  o  quello  -  sì,  se  anche
                  l’uccideste cento volte ed ogni volta tornasse in vita, dovrebbe amare co-
                  lui che
                  l’avesse ucciso tanto spesso, anche recandogli tanto male e ingiustizia, e
                  dovrebbe augurargli tutto il bene e beneficarlo il più possibile, se questi
                  mostrasse di gradirlo.
                  Vedi, ciò si può riconoscere e dimostrare in Cristo. Egli disse a Giuda, che
                  lo tradiva: «Amico, perché sei giunto?» (Mt 26,50), come se volesse dire:
                  tu mi odii e sei mio nemico, ma io ti ho caro e sono tuo amico. Tu vuoi,
                  trami e fai a me il peggio che puoi, ma io voglio per te e ti auguro il me-
                  glio, e lo farei volentieri, se tu lo accettassi. Proprio come se Dio dalla sua
                  umanità dicesse: io sono un bene puro, semplice, e non posso volere, au-
                  gurare, fare, dare niente altro che bene; per ricompensare le tue cattive a-
                  zioni e la tua malizia, devo farlo con il bene, perché non sono e non ho al-
                  tro.
                  Ne consegue che Dio in un uomo divinizzato non desidera, vuole o com-
                  pie alcuna vendetta per tutto il male che gli si può fare o che mai gli sia
                  capitato. Lo si vede in Cristo, che disse: «Padre, perdona loro, perché non
                  sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
                  Inoltre è proprietà di Dio non costringere nessuno con la violenza a fare o
                  non fare; anzi egli lascia fare e non fare ogni uomo secondo il suo volere,
                  buono o cattivo che sia, e non si oppone a nessuno. Anche questo si vede
                  in Cristo, che non volle opporsi e difendersi dai suoi nemici. E quando
                  san  Pietro  voleva  difenderlo,  Cristo  disse:  «Pietro,  riponi  la  tua  spada,
                  perché opporsi, difendersi e far contrasto con la forza, non si addice né a
                  me né ai miei» (Gv 18,11). Un uomo divinizzato non può neanche afflig-
                  gere o contristare alcuno. Ciò significa che nel suo volere, nel suo deside-
                  rio o nella sua intenzione, non c’è mai il fare o il non fare, il parlare o il ta-
                  cere, che sia dolore o turbamento per qualcuno.


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                  Se l’uomo deve giungere al meglio, deve abbandonare il suo volere personale, e
                  chi aiuta l’uomo nel suo volere personale, lo aiuta al peggio.

                  Si potrebbe ora dire: se Dio volesse e facesse per ciascuno il meglio, do-
                  vrebbe anche aiutarlo e fare in modo che si compisse il suo volere, facen-
                  do uno papa, un altro vescovo ecc. Si consideri invece: chi aiuta l’uomo
                  nel suo volere personale, lo aiuta nel peggio. Giacché, quanto più l’uomo




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