Page 25 - Teologia tedesca
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mortificato, che permane nel suo intimo, interiormente pieno di lamento
                  e dolore segreti e nascosti, fino alla morte del corpo. E chi si immagina
                  diversamente si inganna, e inganna altri insieme a lui, come già si è detto.
                  E perciò ogni natura e seità si distolgono da questa vita e si attengono alla
                  vita falsamente libera, come prima si è esposto.
                  Vedi, ora viene però un Adamo o un demonio e vuole scusarsi e giustifi-
                  carsi dicendo: «Si afferma che Cristo fu libero da se stesso ecc. Invece egli
                  parlava spesso di se stesso e si vantava in più modi per diverse cose». Ri-
                  sposta: quando la verità deve e vuole operare, il suo volere, il suo deside-
                  rio, la sua opera, non avvengono altro che per far conoscere e manifestare
                  la verità.
                  Così era in Cristo. A ciò si riferiscono parole ed opere. E, da quel che a ciò
                  era la cosa più utile e migliore ed avveniva per quello scopo, egli restava
                  libero come da tutto quel che accadeva.
                  Ma ora dici: «Dunque c’era un perché in Cristo!». Io rispondo: se tu chie-
                  dessi al sole perché risplende, egli direbbe: devo farlo, non posso fare al-
                  tro, perché questa è la proprietà che mi appartiene, ma da questa proprie-
                  tà e dallo splendere io sono libero. Così stanno le cose anche con Dio e
                  con Cristo. E tutto quel che è divino ed appartiene a Dio non vuole, non
                  opera e non desidera altro che il bene ed a causa del bene, e non v’è altro
                  perché.


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                  Come si debba intendere ciò che dice Cristo, che si devono lasciare e perdere tutte
                  le cose, e in cosa sia posta l’unione col volere divino.

                  Si deve poi considerare che, quando si dice, come Cristo: «Bisogna lascia-
                  re e perdere tutto» (Mt 19,21), ciò non significa che l’uomo non debba a-
                  vere niente da fare o cui porre mano, giacché, anzi, finché vive, l’uomo
                  deve avere qualcosa da fare e cui partecipare. Si deve intendere, invece,
                  nel senso che ogni facoltà dell’uomo, il suo fare ed omettere, il suo sapere
                  ed anche quello di tutte le creature, non sono ciò in cui sta l’unione.
                  Cos’è dunque l’unione? Null’altro se non l’essere  puramente, semplice-
                  mente e completamente uniti all’unica, eterna volontà di Dio, ovvero es-
                  sere del tutto privi di volontà, e che la volontà creata sia confluita in quel-
                  la eterna e in essa trasfusa ed annientata, in modo che la volontà eterna
                  sia la sola a volere e non volere.
                  Osserva ora cosa può servire o essere utile ali ‘uomo a questo scopo? Ve-
                  di, non può esserlo né parola né opera né modo, né opera, sapere, facoltà,
                  fare od omettere di alcuna o di tutte le creature. Vedi, bisogna lasciare,




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