Page 22 - Teologia tedesca
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simile.  Invece  proprio della creatura e  della  natura è  che essa cerchi se
                  stessa e il suo e il questo e il quello qui e là, e lo voglia in tutto quel che fa
                  o non fa. Dunque, dove la creatura o l’uomo perdono e abbandonano ciò
                  che è loro proprio e la loro seità, lì entra Dio con ciò che è suo proprio,
                  ovvero con la sua seità.


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                  Dei due frutti cattivi, che crescono dal seme dello spirito maligno; sono due sorel-
                  le, che abitano volentieri insieme. Una è la ricchezza intellettuale e la superbia,
                  l’altra è la libertà sregolata e falsa.

                  Bisogna anche fare attenzione a questo: quando l’uomo ha percorso tutte
                  le strade che lo conducono alla verità, si è esercitato ed affaticato in esse a
                  lungo e intensamente, tanto da credere che non ci sia più nulla da fare,
                  che sia morto e uscito dal suo sé, abbandonato totalmente in Dio - allora il
                  demonio semina in lui il suo seme. Dal seme crescono due frutti. Il primo
                  è una ricchezza intellettuale o superbia spirituale, il secondo è una falsa,
                  sregolata libertà. Sono due sorelle, che spesso e volentieri si trovano in-
                  sieme.
                  Vedi come inizia: il demonio insinua nell’uomo il credere e pensare di es-
                  ser giunto al punto più alto ed estremo, senza più necessità di Scrittura o
                  di questo o quello, diventato ormai senza bisogni. Da ciò sorge in lui una
                  pace ed un grande piacere, e ne consegue che dica: sì, ora sono al di sopra
                  di tutti gli uomini e so e capisco più di tutto il mondo, e perciò è giusto
                  che io sia Dio per tutte le creature e che esse, e specialmente tutti gli uo-
                  mini, mi servano e mi siano soggetti. E cerca e desidera ciò, e lo accetta
                  volentieri da tutte le creature, e in particolare dagli uomini, pensando di
                  esserne pienamente degno, e che ciò gli sia dovuto. E ritiene tutti gli uo-
                  mini asini e bestie. Egli si stima degno anche di tutto quel che può servire
                  al profitto, al piacere, allo spasso e al diletto per il suo corpo, la sua carne
                  e la sua natura, e lo cerca e lo accoglie ovunque capita. E tutto quello che
                  si può fare per lui lo ritiene troppo poco, e pensa che sia pienamente de-
                  gno del suo. E di tutti gli uomini che lo servono e gli sono soggetti, anche
                  se fossero ladri o assassini, dice che sono cuori nobili e fedeli, che hanno
                  amore e fedeltà per la verità e per gli uomini poveri, e li loda, li cerca e li
                  segue dovunque siano. Ma chi non opera secondo il volere di questi su-
                  perbi, non li serve e non è loro soggetto, rimane anche senza la loro lode,
                  anzi è biasimato ed evitato, anche se fosse santo come san Pietro.
                  Dato che questa viva superbia intellettuale pensa di non aver bisogno di
                  Scrittura né di dottrina o simili, ritiene anche cosa da nulla ogni autorità,




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