Page 16 - Teologia tedesca
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Vedi, ogni disubbidienza è contro Dio e niente altro. In verità niente sta
                  contro Dio, né qualsivoglia creatura od opera delle creature o qualsivo-
                  glia - cosa si possa pensare ed esprimere: niente è contro Dio· o sgradito a
                  Dio, se non la disubbidienza e l’uomo disubbidiente. In breve, tutto ciò
                  che è piace ed è gradito a Dio, con la sola eccezione della disubbidienza. E
                  l’uomo disubbidiente gli dispiace tanto e gli è tanto avverso, e tanto se ne
                  lamenta, che, invece di ciò - dato che l’uomo impaziente è sensibile e ca-
                  pace di percepire solo ciò che gli è avverso -, preferirebbe soffrire cento
                  morti, pur di uccidere in un solo uomo la disubbidienza e poter far rina-
                  scere l’ubbidienza. Vedi, anche se probabilmente nessun uomo sta in que-
                  sta ubbidienza così totalmente e puramente come Cristo, tuttavia è possi-
                  bile all’uomo approssimarvisici tanto da essere ed esser chiamato divino
                  e divinizzato. E quanto più l’uomo vi si approssima e diventa uomo divi-
                  no e divinizzato, tanto più  gli dispiace  ogni disubbidienza,  peccato, in-
                  giustizia,  e  tanto  più  grave  e  amaro  dolore  gli  fanno.  Disubbidienza  e
                  peccato sono una cosa sola. Non v’è peccato se non la disubbidienza e ciò
                  che per essa avviene.


                  17.
                  Come non ci si debba attribuire niente di bene, ma ci si debba dar la colpa del ma-
                  le che talvolta si ha.

                  Si può dire che vi siano alcuni uomini che immaginano e affermano di es-
                  sere così completamente morti e usciti da se stessi, da essere e poter vive-
                  re impassibili, senza venir toccati da niente, proprio come se tutti gli uo-
                  mini fossero in questa ubbidienza o non esistesse affatto nessuna creatu-
                  ra. Così vivono una vita tranquilla, con animo leggero, contenti di tutto
                  quel che avviene, sia come sia. Davvero no, non va bene. Le cose stanno
                  come  sopra  si  è  detto.  Sarebbe  così,  se  tutti  gli  uomini  fossero
                  nell’ubbidienza; ma, dato che non è questo il caso, non va bene.
                  Si potrebbe anche dire che l’uomo deve essere libero da tutto e non attri-
                  buirsi niente, né bene né male. Io rispondo: nessuno deve attribuirsi il be-
                  ne, giacché esso appartiene a Dio e alla sua bontà. Ma riceve grazia, eter-
                  na ricompensa e beatitudine, l’uomo capace, docile e pronto ad essere ca-
                  sa e dimora del bene eterno e della divinità, in modo che essa possa eser-
                  citare in lui senza impedimento la sua autorità, volontà ed opera. Se però
                  l’uomo  vuole  scusarsi  e  non  assumersi  affatto  il  male,  attribuendolo  al
                  diavolo e alla malizia, allora io dico: disgrazia, vergogna e scandalo, eter-
                  na infelicità e dannazione ha l’uomo adatto e pronto a che il diavolo, la






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