Page 13 - Teologia tedesca
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rietà, potrebbe - per quanto è possibile alla creatura - comprendere bene
                  la vera, eterna pace, che è Dio stesso.


                  13.
                  Come l’uomo a volte abbandoni troppo presto le immagini sensibili.

                  Taulero dice: «Vi sono uomini nel tempo che troppo presto danno conge-
                  do alle immagini», prima che la verità li abbia resi liberi da esse, ed essi si
                  siano liberati da soli; perciò difficilmente o mai possono giungere alla ve-
                  rità. Perciò bisognerebbe essere sempre attenti con cura alle opere di Dio
                  e alle sue richieste, ai suoi impulsi e alle sue esortazioni.


                  14.
                  Dei tre gradi che portano l’uomo alla perfezione.

                  Ora si deve sapere che nessuno può essere illuminato se prima non viene
                  purificato, reso puro e libero. Nessuno poi può essere unito a Dio se non è
                  prima illuminato. Perciò ci sono tre vie: innanzitutto la purificazione, poi
                  l’illuminazione, in terzo luogo l’unione.


                  15.
                  Come tutti gli uomini siano morti in Adamo e rinati in Cristo, e della vera ubbi-
                  dienza e disubbidienza.

                  Tutto quel che cadde e perì in Adamo, risorse e tornò a vivere in Cristo.
                  Tutto quel che sorse e fu vivo in Adamo, cadde e perì in Cristo. Ma cosa
                  era ed è ciò? Io dico: era l’ubbidienza e la disubbidienza.
                  Ma cos’è la vera ubbidienza? Io dico: l’uomo dovrebbe essere così libero
                  da se stesso, ovvero libero dalla seità e dall’egoità, da non cercare e aver
                  di mira affatto se stesso e il suo in tutte le cose, come se non fosse; inoltre
                  dovrebbe curarsi così poco di se stesso, fare così poca attenzione a se stes-
                  so e al suo - a se stesso e a tutte le creature -, come se non fosse. Cos’è al-
                  lora  che  permane,  e  di  cui  si  deve  stimare  qualcosa?  Io  dico:  soltanto
                  l’Uno, che si chiama Dio. Vedi, questa è la vera ubbidienza in verità, e lo
                  stesso avviene nella beata eternità. In essa non viene cercato o amato altro
                  che l’Uno, e niente viene stimato, se non dell’Uno.
                  Così si può capire cosa sia la disubbidienza. Essa consiste nel fatto che
                  l’uomo stima qualcosa di se stesso ed immagina di essere, di sapere e di




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