Page 12 - Teologia tedesca
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mente buono, è la sua gioia, pace, diletto, quiete e soddisfazione. E quan-
                  do l’uomo non cerca o desidera altro che il bene eterno, e non di se stesso,
                  allora ha parte della pace, della gioia, del diletto e di tutto quanto appar-
                  tiene al bene eterno, e così è nel regno dei cieli. Quest’inferno e questo pa-
                  radiso sono due buone e sicure strade per l’uomo nel tempo: buon per chi
                  le trova come si deve! Perché questo inferno passa, il paradiso rimane.
                  Si deve però tener presente che quando l’uomo è in questo inferno, niente
                  può consolarlo, ed egli non riesce a credere che sarà mai liberato o conso-
                  lato. Ma quando è nel regno dei cieli, niente lo può turbare ed egli non
                  crede di poter venir turbato, benché possa esser liberato e consolato dopo
                  l’inferno e perdere la consolazione e venir turbato dopo il paradiso.
                  Quest’inferno  e  questo  paradiso  sopravvengono  all’uomo  in  modo  che
                  egli non sa da dove giungano, né può da sé fare o non fare qualcosa per-
                  ché venga o se ne vada. Non può da solo darsi né togliersi nessuno dei
                  due, fare o annientare, ma, come sta scritto: «Lo Spirito spira dove vuole,
                  e tu odi la sua voce» (Gv 3,8), ovvero si avverte la sua presenza, «ma non
                  sai da dove venga o dove vada». Bene è per l’uomo se si trova in uno di
                  questi due, e può esser sicuro all’inferno come nel regno dei cieli. Mentre
                  l’uomo è nel tempo, può spesso passare dall’uno all’altro, giorno e notte
                  chissà  mai  quante  volte,  e  sempre  senza  farci  nulla.  Quando  invece
                  l’uomo non è in nessuno di questi due, allora ha rapporti con le creature,
                  tentenna di qua e di là e non sa dove si trovi. Non dovrebbe mai dimenti-
                  care nel suo cuore nessuno di questi due.


                  12.
                  Quale sia la vera, giusta pace interiore, che Cristo alla fine lasciò ai suoi discepo-
                  li.

                  Molti dicono di non avere pace o quiete, ma anzi contrarietà, tribolazioni
                  e dolori. Chi vuol vedere e giudicare ciò secondo verità, dovrebbe ricono-
                  scere che anche il diavolo avrebbe pace, se le cose andassero secondo il
                  suo desiderio e la sua volontà. Perciò dobbiamo riconoscere e percepire
                  quella pace che Cristo alla fine lasciò ai suoi discepoli, quando disse: «A-
                  mici miei, vi lascio la mia pace, non quella che dà il mondo» (Gv 14,27),
                  giacché il mondo inganna con i suoi doni.
                  Che tipo di pace intende Cristo? Intende la pace interiore, che affronta e
                  vince  ogni  contrarietà,  tribolazione,  dolore,  miseria,  vergogna  ecc.,  in
                  modo che si possa essere lieti e pazienti, come lo furono i suoi cari disce-
                  poli, e non essi soltanto, ma anche tutti gli eletti amici di Dio e i veri se-
                  guaci di Cristo. Guarda e comprendi: chi avesse qui solo amore, zelo e se-




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