Page 11 - Teologia tedesca
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manca, invece, ne proviamo dolore, ci dimentichiamo di Dio e pensiamo
di essere perduti. È un grave difetto e un cattivo segno, giacché chi ama
davvero ha ugualmente caro Dio o il bene eterno nella privazione, nella
dolcezza, nell’amarezza, ecc. Questa è la prova per ogni uomo.
11.
Come l’uomo giusto venga posto nell’inferno nel tempo e non possa esservi con-
solato, e come sia tratto dall’inferno e posto nel regno dei cieli, e non possa esservi
turbato.
L’anima di Cristo dovette scendere all’inferno, prima di giungere in cielo.
Lo stesso deve avvenire per l’anima dell’uomo. Fai attenzione a come ciò
avvenga: quando l’uomo si conosce e scruta e si trova così cattivo e inde-
gno di ogni bene e consolazione che gli può venire da Dio o dalle creatu-
re, allora non vede altro che un’eterna dannazione e un esser perduto, e si
ritiene persino ancor più indegno di ciò. Sì, egli si pensa indegno di ogni
dolore che gli può avvenire nel tempo, e riterrebbe giusto che tutte le cre-
ature fossero contro di lui, e gli procurassero dolore e punizione, e persi-
no di questo sarebbe indegno. Gli sembra anche giusto di meritare
l’eterna dannazione, e di dover esser sgabello di tutti i diavoli
nell’inferno, e persino di ciò si sente ancora indegno, e non vuole né può
desiderare consolazione o liberazione, né da Dio né dalle creature. Prefe-
risce invece restare sconsolato e prigioniero, e non prova dolore per la sua
dannazione e la sua pena, giacché essa è giusta e non contro Dio, bensì
volontà di Dio: perciò gli è gradita e cara. Prova solo dolore per la sua
colpa e malizia, perché è ingiusta e contro Dio, e ciò gli è grave e doloro-
so. Questo è, e si chiama, vero pentimento del peccato. Chi giunge in tal
modo all’inferno nel tempo, raggiunge dopo questo tempo il regno dei
cieli e riesce nel tempo a pregustarlo, in un modo che supera ogni gioia e
piacere che nel tempo si possa provare, o si sia mai provata, per le cose
temporali. E mentre l’uomo, dunque, è nell’inferno, nessuno può consola-
ri o, né Dio né creatura, sì come è scritto: «Nell’inferno non v’è liberazio-
ne». Qualcuno ha detto in proposito:
Perire, morire,
io vivo senza consolazione, dannato dentro e fuori,
nessuno chieda ch’io venga liberato!
Ora Dio non lascia l’uomo in questo inferno, ma lo prende a sé, cosicché
egli non desidera altro che il bene eterno e riconosce che esso è suprema-
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