Page 7 - Teologia tedesca
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Come si debba avere l’ottimo e il più nobile nella cosa diletta, solo perché è la mi-
gliore.
Un maestro, di nome Boezio, dice: che non amiamo l’ottimo, dipende dal-
la nostra imperfezione. Ha detto il vero. L’ottimo deve essere la cosa più
amata. E in questo amore non si deve considerare utilità o svantaggio,
beneficio o danno, onore o vergogna, lode o biasimo, o simili. Quel che è
in verità più nobile e migliore deve esser la cosa più amata, e per nessun
altro motivo, se non perché è più nobile e migliore.
In questo senso l’uomo dovrebbe dirigere la sua vita, esteriore ed interio-
re. Esteriore: perché tra le creature una è migliore dell’altra, a seconda che
il bene eterno si manifesti ed operi più o meno che nelle altre. Quella
dunque dove di più il bene eterno si manifesta, riluce ed opera, viene co-
nosciuto ed amato, quella è anche la migliore tra le creature; e quella in
cui ciò avviene di meno è anche la meno buona.
Dato, dunque, che l’uomo ha a che fare con la realtà creaturale e riconosce
questa differenza, la migliore creatura deve essergli la più cara, ed egli
deve tenersi ad essa, unirsi ad essa, e soprattutto a ciò che è proprio di
Dio, che gli appartiene o deriva da lui, come il bene e la verità, la pace,
l’amore, la giustizia e simili. In questa direzione deve dirigersi l’uomo e-
steriore, spregiando e fuggendo il contrario.
Ma se l’uomo interiore spiccasse un salto direttamente nel perfetto, trove-
rebbe e gusterebbe che il perfetto è incommensurabilmente, infinitamente
più nobile e migliore di tutto ciò che è imperfetto e particolare; e così
l’eterno rispetto a ciò che è transitorio; e la fonte e l’origine rispetto a ciò
che è scaturito o può scaturire. Così sarebbero spregiate e annientate le
cose imperfette e parziali. Fai attenzione: ciò deve avvenire, se il più nobi-
le e l’ottimo deve essere amato.
7.
Dei due occhi dell’anima, con i quali l’uomo guarda nell’eternità e nel tempo, e
come l’uno sia ostacolato dall’altro.
Si deve far bene attenzione a quel che si legge e si dice: l’anima di Cristo
aveva due occhi, uno destro e uno sinistro. In principio, quando fu creata,
rivolse l’occhio destro verso l’eternità e la divinità e rimase immobile nel-
la perfetta contemplazione e ‘ nel godimento dell’essere e della perfezione
divina. Restò là immobile, non disturbata da quegli accidenti, fatiche,
stimoli, sofferenze, martirio, pena, che toccavano via via l’uomo esteriore.
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