Page 4 - Teologia tedesca
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sua condizione di cosa, creata». Le  è  impossibile  a causa del suo esser-
                  qualcosa, della sua seità. Giacché, se il perfetto deve esser conosciuto in
                  una creatura, bisogna che sia perduta e annientata la creaturalità, l’esser-
                  qualcosa, la seità. Questo significa la frase di san Paolo: «Quando giunge
                  il  perfetto»,  ovvero  quando  è  conosciuto,  allora  viene  pienamente  di-
                  sprezzato  e  ritenuto  un  niente  ciò  che  è  diviso,  ovvero  la  creaturalità,
                  l’esser-qualcosa, la seità, il desiderio. Fin tanto che se ne mantiene anche
                  un poco e ci si aggrappa ad esso, fino ad allora il perfetto rimane scono-
                  sciuto.
                  Ma si potrebbe anche dire: tu affermi che al di fuori di questo perfetto o
                  senza di esso non c’è niente, eppure sostieni che qualcosa fluisca da lui.
                  Ma quel che da lui è scaturito è al di fuori di lui? Risposta: perciò si dice
                  che al di fuori o senza di lui non c’è alcun vero essere. Quel che è scaturi-
                  to non è vero essere e non ha altro essere che nel perfetto; è solo un acci-
                  dente, ovvero uno splendore o un chiarore, che non è e non ha essere se
                  non in quel fuoco da cui lo splendore scaturisce, come nel sole o in una
                  luce.


                  2.
                  Cosa sia il peccato, e come non ci si debba attribuire alcun bene, che appartiene
                  solo al vero bene.

                  La  Scrittura,  la  fede  e  la  verità  dicono  che  il  peccato  non  è  altro  che
                  l’allontanarsi della creatura dal bene immutabile e il rivolgersi al mutevo-
                  le,  ovvero  il  distogliersi  dal  perfetto  rivolgendosi  al  particolare  e
                  all’imperfetto, e soprattutto a se stessa.
                  Fai attenzione: se la creatura si attribuisce qualcosa di buono, come esse-
                  re,  vita,  scienza,  conoscenza,  potere  -  in  breve,  tutto  quel  che  si  deve
                  chiamare bene - come se essa lo fosse o le fosse proprio, o le appartenesse,
                  o  provenisse  da  essa,  allora  si  allontana.  Cos’altro  fece  il  diavolo,  o
                  cos’altro fu la sua caduta e il suo allontanamento, se non arrogarsi di es-
                  sere anch’egli qualcosa, e che qualcosa gli fosse proprio ed appartenesse?
                  La sua caduta e il suo allontanamento furono, e sono ancora, questa ap-
                  propriazione, il suo «io» e il suo «me», il suo «a me» e il suo «mio».


                  3.
                  Come la caduta e l’allontanamento dell’uomo debba trovare rimedio, come fu per
                  la caduta di Adamo.





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