Page 23 - Spiegazione del Credo
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remissione  dei  peccati»  né  «nella  resurrezione  della  carne».  Se  infatti  fosse  stata
                  aggiunta la preposizione in, uno solo e il medesimo sarebbe stato il valore insieme con
                  le  espressioni  che  precedono.  Invece  in  queste  espressioni  in  cui  si  definisce  la  fede
                  intorno  alla  divinità,  si  dice:  «in  Dio  Padre»  e  «in  Gesù  Cristo  suo  Figlio»  e  «nello
                  Spirito Santo». Invece nelle altre espressioni, che trattano non della divinità ma delle
                  creature e dei misteri della salvezza, non si aggiunge la preposizione in sì che si dica:
                  «nella santa Chiesa», ma si deve credere soltanto «la santa Chiesa», cioè, non come se
                  fosse Dio, ma come Chiesa riunita insieme per Dio. Così si deve credere «la remissione
                  dei peccati» e non «nella remissione dei peccati»; e «la resurrezione della carne» e non
                  «nella resurrezione della carne». Così grazie a questa preposizione di una sola sillaba si
                  distingue il Creatore dalle creature e le realtà divine sono separate da quelle umane.
                  Lo Spirito Santo è colui che nel Vecchio Testamento ha ispirato la legge e i profeti, e
                  nel Nuovo i vangeli e gli apostoli. Sì che anche l’apostolo dice: «Ogni Scrittura ispirata
                  da Dio è utile ad insegnarsi» (2Tim 3, 16). Perciò a questo punto sembra conveniente
                  enumerare uno per uno, come ho appreso dalle testimonianze dei padri, quali siano i
                  libri  del  Vecchio  e  del  Nuovo  Testamento,  che  secondo  la  tradizione  dei  nostri
                  predecessori noi crediamo ispirati proprio dallo Spirito Santo.

                  35. Del Vecchio Testamento ci sono stati tramandati all’inizio i cinque libri di Mosè:
                  Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Dopo di questi Giosuè, figlio di Nave,
                  e il libro dei Giudici insieme con Ruth. Dopo di questi i quattro libri dei Re, che gli
                  Ebrei contano come due; quello dei Paralipomeni, che è detto libro dei Giorni, e due
                  libri di Esdra, che presso gli Ebrei sono contati come uno solo; e il libro di Esther. I
                  libri  dei  profeti  sono:  Isaia,  Geremia,  Ezechiele,  Daniele;  e  inoltre  un  solo  libro  dei
                  Dodici  profeti.  Libri  isolati  sono  anche  quello  di  Giobbe  e  i  Salmi  di  David.  Di
                  Salomone tre libri sono stati tramandati alle Chiese: Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei
                  cantici. Con questi libri è concluso il numero dei libri del Vecchio Testamento.
                  Fanno  parte  del  Nuovo  Testamento  i  quattro  vangeli:  di  Matteo,  Marco,  Luca,
                  Giovanni;  gli  Atti  degli  apostoli,  che  scrisse  Luca;  quattordici  lettere  dell’apostolo
                  Paolo; due lettere dell’apostolo Pietro; una di Giacomo, fratello del Signore e apostolo;
                  una di Giuda; tre di Giovanni, l’Apocalisse di Giovanni. Questi sono i libri che i nostri
                  padri hanno riunito nel canone e sui quali hanno voluto che fossero fondate le verità
                  della nostra fede.

                  36. È opportuno però sapere che ci sono anche altri libri, che i nostri predecessori hanno
                  chiamato  non  canonici  bensì  ecclesiastici:  la  Sapienza,  ch’è  detta  di  Salomone;  e
                  un’altra Sapienza, ch’è detta del figlio di Sirach; questo libro presso i latini con termine
                  generico è chiamato Ecclesiastico, col quale nome non si indica l’autore del libro bensì
                  la qualità del contenuto. Della stessa categoria fanno parte il libro di Tobia, quello di
                  Giuditta e i libri dei Maccabei. Relativi al Nuovo Testamento sono il libro ch’è detto
                  del Pastore ovvero di Erma, e quello ch’è intitolato Due vie o Giudizio di Pietro.
                  Tutti questi libri i nostri padri vollero che fossero letti nelle Chiese ma non che fossero
                  addotti  per  confermare  l’autorità  della  fede.  Tutti  gli  altri  scritti  li  hanno  chiamati
                  apocrifi e hanno proibito che fossero letti nelle Chiese. Queste norme, che – come ho
                  detto – ci sono state tramandate dai nostri padri, mi è sembrato opportuno riportare in
                  questo punto del libro per istruzione di quelli che imparano i primi rudimenti della fede,
                  perché sappiano da quali fonti essi debbano attingere la bevanda della parola di Dio.



                  RUFINO DI AQUILEA – Spiegazione del Simbolo                                  pag. 21 di 27
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