Page 18 - Sermoni
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immaginativa e pure in maniera vivente. Se in maniera immaginativa, si deve
                  prendere nobilmente, divinamente, spiritualmente e non a modo di creatura o
                  sensibilmente come fanno alcune persone che, quando devono pensare a Dio, lo
                  pensano  a  modo  di  creatura,  come  una  persona  cara  che  ha  fatto  loro  molto
                  bene e ha sofferto per essi, e hanno per lui una pietà e compassione naturale.
                  No,  non  così!  Una  persona  deve  imparare  ad  avere  un’immagine  divina
                  dell’amabile uomo Gesù Cristo come del Figlio di Dio e del Dio uomo e uomo
                  Dio,  non  un’immagine  a  modo  di  creatura,  ma  un’immagine  divina,
                  soprannaturale, cosicché non pensi mai all’amabilissima immagine del Cristo se
                  non come a Dio. Se lo si pensa e prende così, non si è mai senza Dio. Dove c’è
                  qualcosa di Dio, là c’è tutto Dio. In questa maniera non si trascura mai il meglio.
                     Si prende pure quest’immagine in maniera vivente, cioè nel senso che l’uomo
                  non ha sosta finché non diventa simile al modello, conformandovisi secondo il
                  suo  proprio  modo  per  quanto  gli  è  possibile.  Gli  deve  sembrare  poca  cosa
                  osservare  i  comandamenti,  ma  tutti  i  consigli  di  nostro  Signore  gli  devono
                  essere  piacevoli,  desiderabili  e  deliziosi.  Nostro  Signore  ha  detto:  «Amate  i
                  vostri  nemici».  Ciò  è  così  amabile  alla  carità  che  non  le  basta  di  rivolgere
                  benevolmente la parola ai nemici, ma si può bene e si deve amarli con tutto il
                  cuore, godere con cuore magnifico di ogni loro bene e onore, parlare bene di
                  loro  e  scusarli  generosamente  di  ogni  colpa.  Ma  non  pensare  che  l’uomo
                  dovrebbe essere così insensibile da non riconoscere bene favore e disfavore; ma
                  solo che non deve badarci né esserne consapevole secondo l’esempio del Cristo,
                  per diventare perfettamente simile a lui. Abbiamo detto precedentemente che
                  l’uomo  dovrebbe  assolutamente  arrivare  a  superare  tutte  le  immagini.
                  Dovremmo  allora  rifiutare  l’amabile  immagine  di  nostro  Signore,  del  quale
                  abbiamo  tanto  parlato?  Ciò  sarebbe  una  cosa  preoccupante.  No,  in  verità!  Se
                  andiamo da lui stesso e chiediamo la sua parola, ci dice così: «Expedit vobis, vi è
                  utile che me ne vada da voi, se non me ne vado da voi, non verrà a voi lo Spirito
                  santo».  Questa  immagine  viene  allora  rifiutata?  Essa  è  rifiutata  a  modo  di
                  creatura, in forma sensibile, immaginativa, come i discepoli l’avevano e come
                  dovevano  lasciarla;  ma  nella  sua  forma  amabile,  divina,  soprannaturale,  essi
                  non  la  lasciarono  mai;  perché  quando  partì  da  loro  fisicamente  e  con  la  sua
                  presenza, condusse  con sé tutto il loro spirito, tutti i loro sensi e  tutto il loro
                  amore. Così dobbiamo fare anche noi. Egli è salito al cielo nel cuore paterno, nel
                  seno del Padre, noi vogliamo andare con lui dove lui è andato, con tutti i nostri
                  sensi, con tutto il nostro amore e con tutta la nostra intenzione, propriamente
                  nel cuore del Padre, dove egli è. Là egli è una sola vita, un solo essere [con il
                  Padre], specchio luminoso della sua chiarità e immagine del suo volto paterno,
                  non  solamente  a  modo  d’immagine,  ma  in  modo  essenziale,  in  perfetta
                  eguaglianza  con  la  Persona  del  Padre,  nella  divina  processione  della
                  generazione eterna, uno con il Padre. Là noi dobbiamo essere con tutto il nostro
                  spirito e il nostro amore e là dobbiamo unirci con lui e divenire uno specchio
                  luminoso. Là noi dobbiamo abitare e vivere nelle tre Persone, e potremo allora
                  dire  in  ogni  tempo  con  san  Paolo:  «La  nostra  conversazione  è  in  cielo»,  cioè
                  nelle tre Persone. L’uomo deve disporsi ad avere ciò con tutti i suoi desideri, i
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