Page 21 - Sermoni
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naturale, come le bestie che sono spinte dalla natura, ma per volontà e sapere
razionale, alfine di servire e amare Dio sia che si mangi o si dorma o si parli o si
taccia, o qualunque cosa avvenga sulla terra o egli faccia; egli deve reprimere
l’inclinazione animale e agire per ragione, cioè pregare, pensare e amare: «Caro
Signore, è per te e non per me che mangio, dormo, parlo, vivo, soffro e
abbandono tutte le cose».
Un uomo spirituale desiderava molto un’altra vita; gli sembrò come di essere
condotto davanti a una grande scuola, dove c’erano molti studenti assai
diligenti e che studiavano molto. Il frate disse [all’angelo che lo accompagnava]:
«Amabilissimo compagno, questa è un’alta scuola, di cui ho sentito meraviglie;
dimmi, che dottrina imparate?». Quello disse: «Null’altro che un profondo
abbandono di se stessi in ogni cosa». «Ah, voglio restare qui senz’altro, dovessi
per questo morire mille morti, e voglio costruire una cella qui». «No» disse
quello, «va’ per la tua strada bene e comodamente. Quanto meno fai, tanto più
hai fatto».
Le persone sono veramente accecate: vogliono fare molto e cominciano tante
cose, come se volessero forzare Dio, tutto per loro stesse, secondo la propria
volontà, piene del capriccio della propria natura. No, non per mezzo della tua
lotta, ma per il tuo abbandono, morendo, annientandoti! Ciò ti manca finché in
te c’è ancora una goccia di sangue che non sia morta e vinta. Questo dice
l’amabile san Paolo: «Vivo ego, jam non ego, io vivo, non io, ma il Cristo vive in
me». Sappi che, finché vive in te qualcosa che non è Dio, che sia tu stesso o altra
cosa, Dio non vive ancora completamente in te.
La terza categoria di persone si riprendono in una maniera luciferina. Intendi
come. Dio aveva deliziosamente creato e nobilmente adornato Lucifero. Ma che
fece lui? Si rivolse con compiacenza su se stesso, con compiacenza di sé, volle
essere qualcosa. Proprio nel medesimo istante in cui volle essere qualcosa, non
fu nulla e cadde. La stessa cosa troviamo nei nostri progenitori - non abbiamo
bisogno di cercare più lontano - che Dio aveva adornati meravigliosamente e
nobilmente. Il diavolo parlò e offrì la mela a Eva: no, veramente lei non la
voleva per non morire ed essere annientata. «No» disse lui, «voi diventerete, voi
sarete, eritis!» Questa parola le fu così gradita, e risuonò talmente nelle orecchie
del suo cuore, e fu così vagheggiata dalla sua natura e si radicò tanto in lei, che
afferrò rapidamente e sconsigliatamente la mela e ne mangiò, e noi siamo stati
ridotti a niente e disfatti; sino all’ultimo uomo, figli e figli dei figli. Chi vuole
essere, dev’essere necessariamente annientato.
E questo il fondo e il fondamento della nostra beatitudine: un disfacimento e
un annientamento di se stessi. «Chi vuole diventare ciò che non è, si disfaccia di
ciò che è; ciò deve avvenire necessariamente. Il puro, delizioso Bene che si
chiama ed è Dio, è in se stesso, nella sua essenza sussistente e immanente, un
essere essenziale, immobile, che esiste ed è per se stesso. Tutte le cose devono
essere non per se stesse, ma in lui e per lui. Egli è l’essere, l’agire, il vivere e
tutte le cose, e noi non siamo nulla fuorché in lui.
Tu devi avere un abbandono senza fondo. In che modo senza fondo? Se ci
fosse una pietra e cadesse in un’acqua senza fondo, essa dovrebbe sempre