Page 15 - Sermoni
P. 15
allora tanto più frutto. Non come alcuni che non sanno far niente con Dio,
fuorché attraverso immagini sensibili o con parole imparate o lette o scritte in
poesia; ma essi debbono dal loro fondo, dal più intimo del loro spirito, cercare
lo spirito di Dio, spirito a spirito, cuore a cuore, come il caro Signore ha detto:
«Dio è spirito e i veri adoratori lo adorano in spirito e verità». Dio comprende il
linguaggio del cuore e l’intenzione dell’anima, un parlargli profondo, interiore,
essenziale. Lo spirito di Maria e la sua presenza erano alle orecchie del Cristo
una preghiera più santa e più profonda di tutto quello che potesse dire o di cui
potesse lamentarsi Marta.
In secondo luogo bisogna superare ogni forza naturale, interna o esterna. Se un
uomo potesse ordinatamente lavorare con essa [alla propria santificazione], in
modo da raggiungerla e tuttavia conservare le sue forze e il suo vigore naturale,
ciò sarebbe un miracolo: di costoro non ne ho visto nessuno; se c’è, venga avanti
e si faccia vedere! San Bernardo non aveva ciò, perché si lamentava di avere
rovinato il suo corpo, servitore di Dio; ugualmente san Gregorio che fu un
luminare della Chiesa. Perciò nessuno illuda se stesso immaginando di essere o
di avere ciò che gli è ancora lontano ed estraneo, perché ciò deve costare! Ciò
che non costa nulla, neppure vale nulla; chi vuole avere l’amore, deve lasciare
l’amore. Un discepolo chiese al suo maestro: «Caro maestro, noi mangiamo e
beviamo, e non appare in noi». Disse il maestro: «Caro figlio, ciò non deve fare
meraviglia; noi consumiamo tutto negli esercizi interiori: la cosa va tutta per
un’altra strada». Ogni forza esteriore è troppo piccola per acquistare ciò, ma Dio
può ben dare una nuova forza. Allorché il grano di frumento muore, esso porta
nuovo grano e molto frutto; in verità, se non muore resta solo; deve prima
morire a se stesso.
Bisogna pure superare un’altra potenza: si chiama senso comune. Un uomo
lo trova anche se non vede né sente al di fuori; trova ogni specie di fantasie in
lui; ce ne sono molte in lui e se ne rivolge una qui, un’altra là, ora così, ora in un
altro modo, e c’è là molta agitazione. Bisogna assolutamente ridurre ciò alla
semplicità, al puro Bene che è Dio. Un maestro vide posare un grosso tronco e
disse: «Ah, che bella e deliziosa statua c’è là, se solo fossero piallati dei trucioli e
fosse tolta la corteccia». Nostro Signore ha detto: «Se separi il buono dal cattivo,
tu sei proprio come la mia bocca». Chi staccasse, scorticasse e separasse tutto,
troverebbe Dio nudamente e puramente in sé!
La terza potenza è quella razionale. L’uomo deve superare questa potenza.
Ci sono delle persone che hanno molta attività razionale e fanno sfoggio della
loro ragione, proprio come se volessero attraversare il cielo, e si attengono del
tutto alla natura, come Aristotele e Platone, che compresero meraviglie e vissero
pure molto virtuosamente, ma non era tuttavia che natura. Queste persone
devono conculcare duramente la loro natura con grande industria e devono
guardarsi con diligenza da se stessi. Si trovano pure altre persone che sono
molto semplici e si abbandonano con semplicità, e così ricevono pure tutte le
cose, e riesce bene per loro interiormente, come a una cera molle in cui
l’impronta del sigillo s’imprime facilmente, ma viene pure subito premuta e
scompare. Ma in una pietra l’immagine viene fuori con grande lavoro e vi resta