Page 11 - Sermoni
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cori di angeli. Costei si prostrò ben in basso davanti ai piedi di Cristo e disse nel
                  più intimo del suo cuore: «Non sum». Da quel fondo crebbe così un eterno e
                  durevole «Ego sum»; il Cristo le accordò tutto quello che volle. Ora l’ospite che
                  si dedicava a quella grande opera e dava da mangiare e da bere a tutti stava
                  seduto là, egli disprezzò quel fatto e pensò, quando il Cristo si voltò verso di lei,
                  che  ella  era  una  peccatrice.  C’era  in  lui  quell’increscioso  «Ego  sum»  e  non  il
                  «Non sum»; gli sembrava che fosse a lui che ci si doveva rivolgere, che fosse lui
                  che  bisognava  ascoltare  e  con  il  quale  bisognava  parlare,  e  non  con  quella
                  donna.
                     Cari figli, quanti se ne trovano di questi farisei e tra i religiosi e tra la gente
                  del  mondo!  Il  mondo  ne  è  pieno,  pieno,  pieno:  [gente  in  abito]  nero  e  rosso,
                  bigio e blu, che per i loro beni e la loro parentela, o per la loro sapienza, per la
                  loro  arte  o  per  la  loro  intelligenza  o  per  le  loro  elemosine  o  per  le  loro
                  apparenze, per cui si credono santi, e simili cose, pensano che ci si dovrebbe
                  rivolgere  loro  con  deferenza,  che  con  loro  si  dovrebbe  parlare,  che  si
                  dovrebbero  ascoltare  le  loro  parole,  che  si  dovrebbe  agire  secondo  la  loro
                  volontà; e pensano soprattutto: “Non mi si dovrebbe far questo? Io ho fatto per
                  loro questo e quello, io sono il tale e il tal altro”. E sarebbe per loro una cosa
                  gravemente  indegna  se  non  li  si  stimasse  più  di  altri  nei  quali  essi  non
                  riconoscessero le loro stesse qualità. “Dio mi perdoni: chi sono costoro? Di dove
                  vengono? Come osano pensare che dovremmo fare tale cosa?” E disprezzano
                  gli altri. Così faceva il fariseo che s’innalzò al di sopra del pubblicano e restò
                  non  perdonato,  perché  gli  sembrava  di  essere  qualcosa;  mentre  il  povero
                  pubblicano che diceva: «Non sum», che non si credeva niente e abbassava gli
                  occhi  e  diceva:  «Signore,  abbi  pietà  di  me  perché  non  sono  niente,  sono  un
                  peccatore, meno che niente», tornò perdonato a casa sua. La nobile bocca di Dio
                  stesso ha detto: «Che ognuno guardi davanti a sé e non s’innalzi sopra nessuno,
                  chiunque egli sia».
                     Quella beata peccatrice che andò a casa di quell’uomo fece in effetti tre cose
                  nella sua pratica: si convertì come si era pervertita; come aveva rivolto i suoi
                  occhi al mondo,  così inondò  al contrario  di calde lacrime  i  piedi  del Cristo e
                  glieli asciugò con i suoi capelli in espiazione di avere con essi servito il mondo;
                  espiò con il suo corpo per mezzo delle prostrazioni e con i suoi beni per mezzo
                  dell’unguento.  La  seconda  cosa  che  fece:  si  abbandonò  al  Cristo
                  immediatamente e totalmente; la terza: il suo cuore si ricolmò di dolore. Figli,
                  per tutto l’abbandono che non si esercita effettivamente, io non do una fava, se
                  cioè  esso  non  è  acquisito  con  le  opere  e  veramente  al  di  fuori  della  natura
                  maligna che ha più di mille astuzie e angoli dove nascondersi. Un abbandono
                  senza  opere  sarebbe  veramente  come  un  demonio  in  veste  d’angelo.  Sulla
                  parola della gente si può costruire come se una festuca di paglia fosse un ponte
                  sul  grande  Reno  e  uno  volesse  passarci  sopra:  alla  stessa  maniera  si  è  sicuri
                  della realtà di quell’abbandono. Esso è un abbandono fittizio.
                     E  queste  persone  se  ne  vengono  a  dire:  «Maestro,  parlateci  della  più  alta
                  verità». Cielo, io sono tanto sfavorevole a questa parola! Pilato chiese a nostro
                  Signore Gesù Cristo che cosa fosse la verità e il Cristo tacque. Si può dire così
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