Page 6 - Sermoni
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volte  tali  uomini  a  un  dolore  così  disordinato  che  dicono  tra  di  sé:  “È  una
                  disgrazia che io viva, Signore, perché sono mai nato? Signore, quando morrò?”.
                  E  molte  cose  simili.  E  spesso  irritano  Dio  più  aspramente  con  ciò  che  con  il
                  peccato,  seppure  ci  sia  peccato  nelle  suddette  cose.  Ma,  secondo  la  Sacra
                  Scrittura, non c’è nessun peccato. E perciò chi vuole rettamente pentirsi, deve
                  avere  in  sé  umiltà,  dispiacere  del  peccato  e  intera  confidenza  in  Dio.  Dice
                  l’eterna e amabile Sapienza: «Figlio mio, non devi disprezzare te stesso nella tua
                  sofferenza!  Rivolgiti a motivo di essa a Dio  che ti aiuterà a superarla!». E un
                  vero pazzo chi non ci vede da un occhio, e perciò vuole strapparsi anche l’altro.
                     Su tutti questi difetti bisogna sapere queste sei cose. La prima è che con tali
                  uomini  non  ci  si  fa  nulla,  perché  vogliono  credere  poco  su  questo  punto  a
                  qualcuno al quale dovrebbero credere tuttavia, e in particolare molto meno a
                  chi  dice  loro  alcunché  di  consolante  che  a  chi  dice  loro  cose  desolanti.  E  ciò
                  dipende dalla continua pena di cuore in cui stanno generalmente senza alcun
                  respiro. E hanno questo: che si lamentano volentieri di questa loro infermità con
                  molta  gente,  per  vedere  se  qualcuno  potesse  venire  loro  in  aiuto;  e  non
                  dovrebbero  farlo  con  tanto  chiasso,  perché  sono  pochi  coloro  che  possono
                  riuscirvi; e quanto più ne parlano, tanto più grande diventa la loro infermità.
                  Dovrebbero  scegliersi  un  maestro  che  possiede  bene  la  cosa  dalla  Sacra
                  Scrittura, e dovrebbero credergli senza alcun dubbio, perché all’ultimo giorno
                  Dio richiederà la cosa a lui e non a essi, qualora avranno fatto del loro meglio.
                     La seconda cosa è che costoro hanno un timore assai infondato. Essi credono
                  di  non  essersi  mai  confessati  bene,  per  quanto  diligente  e  ben  istruito  sia  il
                  confessore  o  per  quanto  integralmente  l’abbiano  fatto,  secondo  la  loro
                  possibilità, e non ne riportano mai il cuore tranquillo. E ciò deriva da questo:
                  essi non sanno che cosa sono obbligati a confessare distintamente e che cosa no.
                  Secondo  la  Scrittura  un  uomo  è  obbligato  a  confessare  distintamente  solo  i
                  peccati mortali, se lo può fare, e le mancanze quotidiane unicamente secondo
                  un’esposizione  generale.  E  quando  gli  uomini,  riguardo  al  primo  punto,  non
                  sono  colpevoli  di  alcun  peccato  mortale,  non  hanno  bisogno,  né  devono  dire
                  tanto distintamente tutte le tentazioni, ma solo secondo un’esposizione generale
                  dietro  il  consiglio  di  un  confessore  prudente  e  pio.  Il  diavolo  con  ciò  turba
                  unicamente la tranquillità del loro cuore, e perciò qui bisogna resistergli perché,
                  più ci si arrende a lui, più la coscienza è turbata.
                     La terza cosa: essi cercano di sapere cose di cui non si può avere conoscenza:
                  vorrebbero  sapere  se  sono  senza  peccato  mortale.  Non  c’è  alcun  uomo  sulla
                  terra, per quanto buono, per quanto santo, per quanto ben istruito nella sacra
                  dottrina, che possa sapere assolutamente se sia in grazia oppure no, fuorché per
                  una particolare rivelazione di Dio. E sufficiente a questo riguardo che un uomo,
                  esaminandosi bene, non abbia coscienza di peccato grave.  E così questo voler
                  sapere  deriva  da  mancanza  d’intelletto,  come  se  un  bambino  pretendesse  di
                  sapere  che  cosa  un  imperatore  nasconde  nel  suo  cuore.  E  perciò,  come  un
                  malato nel corpo deve credere al suo medico che conosce meglio di lui la natura
                  della malattia, così un uomo deve credere a un prudente medico spirituale.
                     La  quarta  cosa:  essi  sono  troppo  impetuosi  con  Dio.  E  ciò  deriva  dalla
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