Page 94 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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un eretico, deve mirare a questo: convincere l’errante in modo da convertirlo,
                  pensando a quanto dice l’Apostolo Giacomo: Chi riconduce un peccatore dalla sua
                  via di errore salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati (Gc
                  5, 20). Che se quello ricuserà di convertirsi, né è convinto dopo la prima e la
                  seconda  ammonizione,  come  uno  che  è  totalmente  sovvertito,  secondo
                  l’Apostolo è da evitarsi. Da questo momento è meglio, almeno come io penso,
                  che sia scacciato o isolato, piuttosto che permettere che porti pregiudizio alle
                  vigne.

                  9. E pertanto, colui che ha vinto e convinto un eretico, confutato le sue eresie,
                  distinguendo quello che è chiaramente e palesemente vero dal verosimile, che
                  ha  dimostrato  con  chiari  ed  invincibili  argomenti  la  falsità  di  certe  opinioni,
                  stringendo  con evidenti prove  un’intelligenza traviata che si ergeva contro la
                  scienza di Dio, non creda di aver faticato invano. Chi ha fatto tutte queste cose
                  ha preso una volpe, anche se non con il risultato della sua salvezza; e l’ha presa
                  per lo Sposo e per la sposa, sebbene in altro senso. Poiché, se l’eretico non si è
                  risollevato dal suo errore, la Chiesa tuttavia ne è risultata confermata nella fede;
                  e certamente lo Sposo si compiace dei vantaggi della Chiesa. È infatti gioia per il
                  Signore  la nostra  fortezza  (Ne  8,10).  E  poi  non  considera  estranei  a  sé  i  nostri
                  profitti, lui che con tanta degnazione si associa a noi, mentre ordina di prendere
                  le volpi non per sé, ma per noi e per lui insieme: Prendeteci, dice. Da notare quel
                  «ci», per noi. Che parola più socievole di questa? Non ti sembra di sentire un
                  padre di famiglia che non ha nulla esclusivamente per sé, ma tutto in comune
                  con la moglie, i figli e i domestici? E chi parla è Dio; ma questo non lo dice come
                  Dio, ma come Sposo.

                  10. Prendeteci le volpi. Vedi come parla socievolmente lui che non ha soci? Poteva
                  dire:  «Per  me»,  ma  preferì  dire  «per  noi»  facendogli  piacere  la  nostra
                  compagnia.  O  dolcezza!  O  grazia!  O  forza  dell’amore!  Così,  dunque,  il  più
                  grande di tutti si è fatto uno tra tutti? Chi ha fatto questo? L’Amore, dimentico
                  della  propria  dignità,  ricco  di  benevolenza,  potente  nell’affetto,  efficace  nel
                  persuadere.  Che  cosa  di  più  violento?  L’amore  trionfa  di  Dio.  E  tuttavia  che
                  cosa  di  meno  violento?  È  l’Amore.  Quale  è  questa  forza  così  violenta  per  la
                  vittoria e così vinta per la violenza? Ha annichilito se stesso perché tu sappia
                  che fu effetto dell’amore se la sua pienezza si effuse, se la sua altezza si adeguò
                  alla nostra piccolezza, se la sua singolarità si è associata. Con chi, o ammirabile
                  Sposo, ha stabilito un così familiare consorzio? Prendete, dice, per noi. Per chi con
                  te?  Per  la  tua  Chiesa  radunata  dai  Gentili?  Essa  è  stata  raccolta  da  mortali,
                  peccatori. Noi sappiamo chi essa è. Ma tu chi sei, così devoto, così ambizioso
                  amante di questa Etiope? Certo non un altro Mosè, ma più che Mosè. Non sei tu
                  colui che è bello tra i figli dell’uomo? (Sal 44,3). Ho detto poco: tu sei il candore
                  della vita eterna, splendore e figura della sostanza di Dio, infine sopra tutte le
                  cose Dio benedetto nei secoli. Amen.
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