Page 90 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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poco, per la loro stessa novità sono da ritenersi fiori e speranza di frutti più che
                  non già frutti. Per voi, figlioli, non abbiamo timore dell’astuzia delle volpi, che
                  insidiano  più  i  frutti  che  non  i  fiori.  Il  vostro  pericolo  viene  da  altrove.  Non
                  temo che mi vengano rubati i fiori, ma che vengano bruciati, bruciati dal freddo.
                  La tramontana mi è sospetta, e i freddi del mattino che sono soliti rovinare i
                  fiori  venuti  fuori  anzitempo,  compromettendo  il  frutto.  Dunque,  dalla
                  tramontana  verrà  il  vostro  male.  Di  fronte  al  suo  gelo  chi  resiste?  (Sal  147,17).
                  Questo  freddo,  una  volta  che  ha  pervaso  un’anima,  per  sua  incuria,  come
                  capita, e perché lo spirito sonnecchia, e in seguito non impedendolo alcuno, è
                  pervenuto al suo intimo, ed è disceso in fondo al cuore e alla mente, e scossi i
                  sentimenti avrà occupato le vie del consiglio, perturbato il lume del giudizio,
                  condizionando  la  libertà  di  spirito,  allora  subito,  come  suole  accadere  nei
                  febbricitanti,  interviene  una  certa  rigidezza  dell’anima,  il  vigore  si  allenta,  le
                  forze  sembrano  illanguidirsi,  l’austerità  comincia  a  incutere  terrore,  il  timore
                  della povertà reclama, l’animo si stringe, viene sottratta la grazia, la vita sembra
                  interminabile, la ragione si assopisce, lo spirito si spegne, diminuisce il fervore
                  novizio, si fa più grave una fastidiosa tiepidezza, si raffredda l’amore fraterno,
                  le  passioni  fanno  sentire  le  loro  lusinghe,  svanisce  la  sicurezza,  richiama
                  l’abitudine. Che più? Si dissimula la legge, si rinunzia al dovere, si abbandona
                  quello  che  è  lecito,  si  lascia  il  timore  del  Signore.  Infine,  si  dà  mano
                  all’impudenza: si ardisce fare quel temerario, quel vergognoso, quel salto assai
                  turpe  e  pieno  di  ignominia  e  confusione  dall’alto  nell’abisso,  dal  palazzo  nel
                  letamaio, dalla reggia nella cloaca, dal cielo nella fogna, dal chiostro al secolo,
                  dal paradiso all’inferno. Non appartiene a questo tempo dimostrare quale sia il
                  principio e l’origine di questa peste, con quale arte si possa evitare, con quale
                  virtù superare. Ora continuiamo quello che abbiamo cominciato.

                  7. Il discorso si può ritorcere ai più provetti e forti, alla vigna che già è fiorita, e
                  che, anche se non ha da temere per i fiori a causa del freddo, i suoi frutti però
                  non sono al sicuro dalle volpi. Si deve dire ben chiaro che cosa siano in senso
                  spirituale  queste  volpi,  perché  si  dicono  piccole,  perché  sia  comandato
                  soprattutto di prenderle e di non scacciarle o ucciderle; si deve anche accennare
                  ai  diversi  generi  di  queste  bestie  per  maggior  conoscenza  e  cautela  di  chi
                  ascolta, non certo in questo sermone, per non renderlo noioso, e l’alacrità della
                  nostra  devozione  si  mantenga  sempre  nella  grazia  e  nella  confessione  della
                  gloria del grande Sposo della Chiesa, il Signore nostro Gesù Cristo, che è sopra
                  tutte le cose Dio benedetto nei secoli. Amen.



                                                   SERMONE LXIV


                  I.  I  diversi  tipi  di  volpi,  cioè  di  sottili  tentazioni;  ne  indica  quattro.  II.  Perché  si  comanda  di
                  catturare  le  volpi  piuttosto  che  scacciarle,  e  perché  sono  dette  piccole.  III.  Gli  eretici  sono  le
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