Page 80 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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delitti?  Dove abbondarono i delitti, sovrabbondò anche la grazia (Rm  5,20).  E  se  la
                  misericordia del Signore è da sempre e dura in eterno (Sal 102,17), anch’io canterò in
                  eterno  le  misericordie  del  Signore  (Sal  88,1).  Si  tratta  di  giustizie  mie?  Signore,
                  ricorderò  che  tu  solo  sei  giusto  (Sal  70,16).  Ma  la  tua  giustizia  è  anche  mia  in
                  quanto tu ti sei fatte per me giustizia per opera di Dio. Ho forse da temere che
                  una sola giustizia non basti per entrambi? Non  é essa un mantello corto, che
                  secondo il Profeta non sia sufficiente a coprire due. La tua giustizia dura in eterno
                  (Sal 118,142). Che cosa è più lungo dell’eternità? Coprirà abbondantemente te e
                  me una giustizia larga ed eterna. E in me copre la moltitudine dei peccati; in te
                  poi, o Signore, che cosa nasconde, se non tesori di pietà e ricchezze di bontà?
                  Queste  nelle  fenditure  della  roccia  sono  riposte  per  me.  Quanto  è  grande  la
                  moltitudine  della  tua  dolcezza  in  esse  (2  Cor  15)  coperte  tuttavia  per  quelli  che
                  periscono! Perché, infatti, dare  le cose sante ai cani, e  le perle ai porci?  A noi
                  invece le ha svelate Dio per mezzo del suo spirito (1 Cor 2,10) e per l’apertura delle
                  piaghe  ci  ha  introdotti  nel  santuario.  Quale  grande  dolcezza  in  ciò,  quale
                  pienezza di grazia, quale perfezione di virtù!

                  6. Andrò per me a quella dispensa così ben fornita, e, ascoltando il monito del
                  Profeta, lascerò la città e andrò ad abitare sulla roccia. Sarò come colomba che fa
                  il  nido  in  cima  all’apertura  della  fenditura,  affinché  con  Mosè  posto  nella
                  spaccatura  della  roccia,  passando  il  Signore,  meriti  almeno  di  vedere  il  suo
                  dorso.  Poiché  chi  potrà  veder  la  sua  faccia  da  fermo,  cioè  lo  splendore
                  dell’immutabile, se non colui che meritò di essere introdotto non solo nel santo,
                  ma nel santo dei santi?

                  III.  Del  resto  non  è  cosa  da  poco  contemplare  il  dorso  del  Signore.  Questo
                  disdegni pure Erode; io tanto meno lo disdegno quanto più il Signore si mostrò
                  a Erode degnò di disprezzo. Ha qualche cosa il dorso del Signore, che è bello a
                  vedersi.  Chi  sa  se  si  volti  il  Signore,  e  perdoni,  e  lasci  dietro  a  sé  una
                  benedizione? Sarà quando mostrerà la sua faccia, e saremo salvi. Ma frattanto ci
                  prevenga con dolci benedizioni, quelle che è solito lasciare dietro a sé. Per ora ci
                  mostri il dorso della sua degnazione, riservandosi di mostrarci più tardi nella
                  gloria la faccia della sua dignità. Sublime  nel regno, ma soave  sulla croce.  In
                  questa visione mi prevenga, in quell’ultima mi riempirà. Mi riempirai di gioia alla
                  tua presenza (Sal 15,11). Entrambe le visioni sono salutari, entrambe soavi; ma
                  una nella sublimità, l’altra nell’umiltà, una nello splendore, l’altra nel pallore.

                  7. E il suo dorso nel pallore dell’oro (Sal 76,14). Come non impallidisce nella morte?
                  Ma è meglio l’oro pallido che l’ottone lucente e ciò che è stolto di Dio è più sapiente
                  degli uomini (1 Cor 1,25). Oro è il Verbo, oro è la sapienza. Quest’oro ha scolorito
                  se stesso nascondendo la forma di Dio e mostrandosi con la forma di schiavo.
                  Ha scolorito anche la Chiesa che dice: Non badate al fatto che sono scura, perché mi
                  ha scolorita il sole (Cant 1,5). Dunque anche il suo dorso è di oro pallido, perché
                  non  si  vergognò  dell’oscurità  della  croce,  non  ebbe  orrore  dell’ustione  della
                  passione, non rifuggì dal livore delle piaghe. Anzi si compiace in esse e brama
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