Page 77 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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III. 9. È strano però se né il fico, né queste vigne hanno qualche cosa che edifichi
i costumi. Io penso che questo passo sia anche morale. Dico dunque per la
grazia di Dio che è in noi, che noi abbiamo fichi e vigne. I fichi che nei costumi
sono più dolci, le vigne poi che nello spirito sono più ferventi. Chiunque tra di
noi si comporta con spirito comunitario e sociale, e non solo vive tra i fratelli
senza discordie, ma si mette a disposizione di tutti con molta dolcezza, in ogni
prestazione di carità, come non direi che egli è indicato molto
convenientemente dal fico? Bisogna tuttavia che questo metta fuori prima i suoi
primi frutti e lasci cadere, vale a dire il timore del giudizio che la perfetta carità
caccia fuori, e l’amarezza dei peccati che deve anch’essa sparire mediante una
vera confessione e l’infusione della grazia, e un frequente spargimento di
lacrime e le altre cose, come frutti primaticci che precedono i frutti soavi, che
voi potete da voi stessi immaginare.
10. Per aggiungere ancora qualche cosa del genere che mi viene in mente,
vedete come anche la scienza, la profezia, le lingue e simili possano essere
considerate come primi frutti. Queste cose infatti, come quelli, verranno meno
per lasciare il posto a cose migliori, dicendo l’Apostolo che anche la scienza
svanirà, e le profezie scompariranno e il dono delle lingue cesserà. La fede
stessa sarà soppiantata dall’intelligenza, e la visione succederà alla speranza.
Come può infatti uno sperare quello che vede? Sola non viene meno la carità,
ma quella con cui si ama Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze,
questa non la potrei mettere con i primi frutti, né direi che appartiene al fico ma
alle vigne. Coloro che sono vigne si presentano più severi che dolci, animati da
uno spirito veemente, zelanti per la disciplina, austeri correttori dei vizi, ai quali
si adattano molto bene quelle parole: Non odio forse, Signore, quelli che ti odiano, e
non detesto i tuoi nemici? (Sal 138,21). E ancora: Mi divora lo zelo della tua casa (Sal
68,10). E a me quelli sembrano primeggiare nell’amore del prossimo, questi
nell’amore di Dio. Ma fa piacere riposarsi sotto questa vite e questo fico, dove fa
ombra l’amore di Dio e del prossimo. Tengo l’una e l’altro quando amo te,
Signore Gesù, che sei mio prossimo perché sei uomo e hai usato con me
misericordia, e nello stesso tempo sei sopra ogni cosa Dio benedetto nei secoli.
Amen.
SERMONE LXI
I. Applicazioni della espressione che dice: «La mia colomba nelle fessure della roccia»; e quali
sono le fessure della roccia. II. La casa dell’uomo sapiente ha le sue fondamenta su questa
roccia; quanto è sicura questa abitazione. III. Dorso del Signore sono le ferite di Cristo, cioè le
fessure della roccia; in esse abita la colomba.