Page 70 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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fatti che quella della bocca. Fa’ come parli, e non solo più facilmente ottieni la
mia correzione, ma libererai te stesso da una non lieve vergogna. Non
riguarderà più te se qualcuno dirà: Legano pesanti fardelli e impongono sulle spalle
della gente; ma lôro non vogliono muoverli neppure con un dito (Mt 23,4). Ma non
bisogna neppure che faccia paura quell’altro detto: Tu che insegni agli altri, non
insegni a te stesso? (Rm 2,21).
4. La voce della tortora si fa sentire nella nostra terra. Fino a che gli uomini per il
servizio di Dio ricevettero solamente una mercede sulla terra e solo terra, quella
che scorreva latte e miele, non si riconobbero affatto pellegrini sulla terra, né
come tortore gemettero al ricordo della patria; ma piuttosto, considerando come
patria l’esilio, si diedero a mangiare carni grasse e a bere mosto. Per tutto quel
tempo la voce della tortora non si udì sulla nostra terra. Quando poi venne fatta
la promessa del Regno dei cieli, allora gli uomini compresero che non avevano
quaggiù una città stabile, e cominciarono a cercare con ardore quella futura; e
allora per la prima volta manifestamente risuonò nella nostra terra la voce della
tortora. Quando infatti ogni anima santa cominciò a sospirare la presenza di
Cristo, a sentire con molestia la dilazione del regno, e a salutare da lontano con
gemiti e sospiri la patria desiderata, non ti sembra che qualunque anima sulla
terra si comportasse in questo modo, imitasse la gemebonda e castissima
tortora? Da allora in poi dunque la voce della tortora si fa sentire nella nostra terra.
E perché l’assenza di Cristo non dovrebbe strapparmi frequenti lacrime e
quotidiani gemiti? Signore, davanti a te è ogni mio desiderio, e il mio gemito non ti è
nascosto (Sal 37,10). Sono stremato dai lunghi lamenti, tu lo sai; ogni notte inondo di
pianto il mio giaciglio (Sal 6,7). E non solo per me, ma per tutti quelli che attendono la
sua manifestazione (2 Tm 4,8) sono questi gemiti. E questo è quello che Gesù
diceva: Possono forse piangere i figli dello sposo finché lo sposo è con loro? Ma
verranno giorni quando sarà loro tolto lo sposo, e allora piangeranno (Mt 9,15). E
allora si udrà la voce della tortora.
5. È così, Gesù buono: sono venuti quei giorni. Poiché la stessa creatura geme e
soffre fino a oggi i dolori del parto, aspettando la rivelazione dei figli di Dio. E non solo
essa, ma anche noi gemiamo in noi stessi, aspettando l’adozione a figli, la redenzione del
nostro corpo; ben sapendo che fino a che siamo in questo corpo, siamo pellegrini
lontani da te (Rm 8,19.22-23). Né sono gemiti inutili, dal momento che dal cielo
vi si risponde con tanta misericordia: Per la miseria dei bisognosi e il gemito dei
poveri, ora mi alzerò, dice il Signore (Sal 11,6). Vi fu anche al tempo dei Padri
questa voce gemebonda, ma rara, e ciascuno aveva in sé il suo gemito. Per cui
diceva un tale: Il mio segreto è per me, il mio segreto è per me (Is 24,16). Ma anche
chi diceva: Il mio gemito a te non è nascosto (Sal 37,10), dimostrava che era
nascosto, essendo noto a Dio solo. E perciò allora non si poté dire: La voce della
tortora si fa sentire nella nostra terra perché il segreto di pochi non era ancora
uscito a conoscenza di molti. Ma quando si gridò apertamente: Cercate le cose di
lassù (Col 3,1) dove Cristo sta seduto alla destra di Dio, cominciò ad appartenere a
tutti questo gemito di tortora, e per tutti vi fu un’unica ragione di gemere,