Page 65 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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del  servo.  Ma  non  era  quello  il  tempo  della  potatura,  e  perciò  si  senti  dire:
                  Rimetti la spada al suo posto (Mt 26,52). Era, infatti, l’ora e l’impero delle tenebre
                  (Lc  22,53),  e  chiunque  dei  discepoli  avesse  levato  la  spada,  quella  di  ferro  o
                  quella  della  parola,  o  sarebbe  perito  di  spada,  e  non  avrebbe  guadagnato
                  nessuno,  né  portato  alcun  frutto,  oppure  sotto  il  timore  della  spada  sarebbe
                  costretto  a  negare,  e  così  sarebbe  egli  stesso  perito,  secondo  la  parola  del
                  Signore,  che  aveva  subito  aggiunto:  Tutti  quelli  che  mettono  mano  alla  spada,
                  periranno di spada (Mt  26,52).  Chi  infatti  oserebbe  stare  impavido  davanti  alla
                  spaventosa  immagine  della  morte  altrui,  mentre  trepida  e  cade  lo  stesso
                  principe degli Apostoli, che pure era stato premunito dalla parola confortatrice
                  del suo Signore, e invitato a confortare gli altri?

                  6. Del resto né lui né gli altri Apostoli avevano ancora rivestito la forza venuta
                  dall’alto; e per questo non era cosa sicura per essi uscire a lavorare nelle vigne,
                  manovrare  la  zappa  della  lingua  e  potare  le  viti  con  la  spada  dello  Spirito,
                  purgando i tralci perché portassero maggior frutto. E poi lo stesso Signore nella
                  passione taceva, e interrogato su molte cose non rispondeva, divenuto, secondo
                  il Profeta, come un sordo che non ascolta e come un uomo che non sente e non risponde
                  (Sal 37,15). Ma diceva: Se ve lo dirò non mi crederete; se poi vi interrogherò, non mi
                  risponderete  (Lc  22,67)  sapendo  che,  il  tempo  della  potatura  non  era  ancora
                  venuto,  né  la  sua  vigna  avrebbe  risposto  alle  grandi  fatiche,  vale  a  dire,  non
                  avrebbe  portato  alcun  frutto  di  fede  o  di  opere  buone.  Perché?  Perché  era
                  inverno  nel  cuore  dei  perfidi,  e  certe  piogge  invernali  di  malizia  avevano
                  allagato  la  terra,  pronte  a  soffocare  i  semi  gettati  dalla  parola  più  che  a  farli
                  germogliare, o a rendere vana ogni opera per la coltivazione della vigna.

                  7. Di quali piogge pensate voi che io ora parli? Di quelle che vediamo sparse
                  sulla terra dalle nubi, spinte da vento di tempesta? Non è così. Ma di quelle che
                  dalla  terra  fanno  salire  in  alto  nell’aria  gli  uomini  di  spirito  turbolento,  che
                  levano la bocca loro fino al cielo, e la loro lingua percorre la terra come pioggia
                  amarissima, che rende la terra palustre e sterile, inutile sia ai seminati come alle
                  piante, non quelle visibili e corporee, date per i nostri corporei usi, delle quali
                  Dio non si prende cura, come neanche dei buoi. Ma a chi? Certamente a quelle
                  colture e a quelle piante che la mano di Dio ha seminato e piantato e non quella
                  dell’uomo, che potevano germogliare e mettere radici nella fede e nella carità, e
                  produrre frutti salutari se fossero state irrigate da piogge buone cadute a suo
                  tempo, sono insomma le anime per le quali Cristo è morto. Guai alle nubi che
                  lasciano cadere su di esse piogge di tal genere che fanno fango e non portano
                  frutto!

                  III. Come infatti vi sono alberi buoni e alberi cattivi, che producono differenti
                  frutti secondo la diversa natura, frutti buoni cioè gli alberi buoni e cattivi quelli
                  cattivi, così vi sono nubi buone che lasciano cadere piogge buone, e nubi cattive
                  che  piovono  piogge  cattive.  E  vedi  se  per  caso  non  volesse  insinuare  questa
                  differenza di nubi e di piogge colui che diceva:  Comanderò alle mie nubi di non
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