Page 55 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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4. Ma lo dico in modo più chiaro. Lo Sposo è egualmente e indifferentemente a
disposizione ovunque, mediante la presenza della divina maestà e la grandezza
della sua potenza. Per il fatto, tuttavia, dell’esibizione o del rifiuto della grazia
si dice che per alcuni è lontano, per altri è vicino, questo tra gli Angeli soltanto e
gli uomini, vale a dire tra le creature ragionevoli. Lontano dagli empi è la salvezza
(Sal 118,155). E tuttavia un Santo dice: Perché, Signore, stai lontano? (Sal 9,22). Del
resto egli, nella pia economia della sua grazia, si fa sentire lontano dai santi per
un certo tempo, e mai in modo completo, ma solo in qualche maniera. Rispetto
invece ai peccatori, dei quali è detto che Il tumulto dei tuoi avversari cresce senza
fine (Sal 73,23) e altrove: Le vie di lui in ogni tempo sono corrotte (Sal 9,26), egli è
sempre e molto lontano, e questo per effetto della sua ira e non della sua
misericordia. Per questo prega il Santo il Signore dicendo: Non allontanarti con
ira dal tuo servo (Sal 26,9), ben sapendo che potrebbe anche allontanarsi per
effetto della sua misericordia. È, dunque, vicino il Signore ai suoi santi ed eletti,
anche quando sembra essere lontano, e non ugualmente a tutti, ma ad altri più,
ad altri meno, secondo la diversità dei meriti. Poiché, anche se il Signore è vicino
a quanti lo invocano con cuore sincero (Sal 144,18) ed è: vicino a chi ha il cuore ferito
(Sal 33,19), non lo è forse per tutti in modo tale che possano dire che egli è
dietro la parete. Quanto invece è vicino alla sposa che è divisa da lui solo da
una parete! Per questo lei brama di morire, e, rotto il muro divisorio, di essere
con lui, che sa essere oltre quella parete.
5. Ma io, essendo peccatore, non desidero la mia dissoluzione, ma la temo, ben
sapendo che pessima è la morte dei peccatori (Sal 33,22). Come non sarebbe
pessima la morte, quando non viene incontro la Vita? Temo di uscire e nello
stesso ingresso del porto io sono preso da tremore, mentre non ho fiducia che vi
sia là chi mi riceve quando uscirò. Come potrei, infatti, uscire sicuro, se il
Signore non custodisce la mia uscita? Ahimè! Sarò lo scherno di demoni, che mi
arresteranno, se non mi assiste colui che mi redime e mi salva. Niente di ciò
temeva l’anima di Paolo, che una sola parete impediva di vedere e abbracciare il
diletto, vale a dire la legge del peccato che trovava nelle sue membra. Essa è la
concupiscenza della carne, dalla quale non poté essere esente fino a che fu nella
carne. Diviso da questa parete era pellegrino non molto lontano dal Signore; e
perciò esprimeva il suo desiderio dicendo: Chi mi libererà da questo corpo di
morte? (Rm 7,24), sapendo che attraverso la morte sarebbe giunto subito alla
meta. San Paolo dunque confessava di essere impedito da una sola legge, vale a
dire la concupiscenza, che tollerava suo malgrado insita radicalmente nella sua
carne; per il resto, diceva, non sono consapevole di alcuna colpa (1 Cor 4,4).
III. 6. Ma chi può dire di essere simile a Paolo, che cioè ogni tanto non consenta
a questa concupiscenza obbedendo al peccato? Sappia, pertanto, colui che avrà
consentito al peccato, di aver interposto un altro muro, cioè lo stesso colpevole
consenso al male; e un tale individuo non può gloriarsi che lo sposo stia dietro
la parete, quando già ve ne sono più di una. Molto meno, poi, se al consenso
sarà seguito l’effetto, perché allora vi sarà un terzo muro a tener distante e ,a