Page 47 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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5. Lo vede dunque salire nei monti e valicare le colline, secondo l’imprecazione
                  di Davide: Il Signore visiti tutti i monti che sono intorno, ma da Gelboe passi oltre (2
                  Re 1,21). Intorno al diavolo che èraffigurato in Gelboe, vi sono monti visitati dal
                  Signore: sopra gli Angeli, e sotto gli uomini.

                  III. Al diavolo è toccato in sorte, in pena del suo peccato, di cadere dal cielo in
                  un luogo di questo cielo, a metà tra cielo e terra, perché veda e arda, d’invidia, e
                  questa stessa invidia gli serva di tormento, come dice la Scrittura: L’empio vede e
                  si adira, digrigna i denti e si consuma (Sal 111,10). Come si deve sentire misero alla
                  vista dei cieli, nei quali scorge innumerevoli monti fulgidi di divino splendore,
                  che  fanno  risuonare  le  divine  lodi,  sublimi  nella  gloria  e  abbondanti  nella
                  grazia!  Come  più  misero  ancora  si  sente  quando  guarda  la  terra,  che  ha
                  anch’essa parecchi monti tra il popolo dei redenti, solidi per la fede, eccelsi per
                  la speranza, spaziosi per la carità, coltivati da virtù, pieni del frutto di opere
                  buone, che ricevono come dai salti dello Sposo la quotidiana benedizione della
                  celeste rugiada! Con quanto dolore e rancore pensiamo noi che questo empio,
                  avidissimo  di  gloria  guardi  questi  monti  che  gli  stanno  intorno,  mentre
                  all’opposto  vede  sé  e  suoi  degni  di  disprezzo,  perché  incolti,  tenebrosi,
                  infecondi di ogni bene, così che si sente l’obbrobrio degli uomini e degli Angeli,
                  lui che tutti disprezzava, secondo il detto del Salmo: Il Leviatan che hai creato per
                  fartene gioco (Sal 103,26).

                  6.  E  questo  perché  a  causa  della  loro  superbia  li  ha  oltrepassati  lo  Sposo,
                  salendo sui monti che stanno attorno, come una fonte che sale dal mezzo del
                  Paradiso,  irriga  tutto  e  riempie  ogni  vivente  di  benedizioni.  Beati  coloro  che
                  meritano ogni tanto, o anche raramente, di essere saziati al torrente di questa
                  voluttà, nei quali anche se non scorre di continuo, sgorga in certe ore l’acqua
                  della sapienza e il fonte della vita, per essere anche in essi sorgente di acqua che
                  zampilla alla vita eterna. Questo fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio,
                  in  modo  perenne  e  abbondante.  Voglia  Iddio  che  anche  nei  nostri  monti  che
                  sono in terra, provocando quasi una inondazione, non disdegni di fare alcuni
                  salti, da cui sufficientemente irrigati anche a noi che siamo valli, possano stillare
                  sia  pur  rare  gocce,  perché  non  restiamo  del  tutto  aridi  e  sterili.  Vi  è  miseria,
                  penuria e grande fame in quelle regioni che non vengono mai bagnate da questi
                  salti e istillazioni, mentre il fonte della sapienza passa oltre: E poiché non ebbero la
                  sapienza, dice, perirono a causa della loro insipienza (Pr 18,4).

                  7.  Eccolo  che  viene  salendo  nei  monti,  valicando  i  colli.  Sale  per  valicare  non
                  volendosi fermare da tutti. Non tutti infatti sono graditi a Dio.

                  IV. Fratelli, se come sapientemente dice San Paolo, queste cose sono state scritte
                  per la nostra correzione, consideriamo i salti discreti e circospetti dello Sposo,
                  come  cioè  sale  sia  presso  gli  Angeli  che  presso  di  noi  e  presso  gli  umili,
                  scavalcando i superbi; perché eccelso è il Signore e guarda le cose umili, e conosce da
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