Page 43 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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la voce di lode, adempiendo così essi con soave ed incessante voce quello che
abbiamo or ora ricordato del medesimo Profeta, che cioè i monti e le colline
canteranno lodi davanti a Dio (Is 55,12), esosi pure ciò che quell’altro, parlando al
Signore Dio disse: Beati coloro che abitano nella tua casa o Signore! Ti loderanno nei
secoli dei secoli (Sal 83,5).
7. Questi dunque per tornare a ciò da cui ci siamo un poco allontanati, ma
penso fosse necessario sono quei monti e quei colli sui quali la Chiesa vide il
celeste Sposo con mirabile agilità salire quando si affrettava verso i suoi
amplessi: e non solo salire, ma valicarli.
IV. Vuoi che ti dimostri questi salti dagli scritti dei Profeti o degli Apostoli?
Non comincerò a riportare qui tutte le testimonianze che si possono desumere
da essi su questo argomento da parte di chi ne ha il tempo: questo infatti
sarebbe lungo, e non è il caso di farlo. Ma riferisco soltanto quelle cose che
brevemente e apertamente sembrano dimostrare ciò che viene detto dei salti
dello Sposo. Dice di lui Davide che pose nel sole la sua tenda, ed egli come uno sposo
che esce dalla stanza nuziale, esulta come un gigante che percorre la via, egli sorge da
un estremo del cielo (Sal 18,6-7). Ecco che grande salto ha fatto, dalla sommità del
cielo fino alla terra. Non trovo in verità dove altro abbia posto nel sole la sua
tenda, cioè nella luce e nella chiarezza si sia degnato di mostrare la sua
presenza, lui che abita nella luce inaccessibile, se non sulla terra. Infine: Fu
veduto sulla terra, e abitò tra gli uomini (Bar 3,38) sulla terra, ho detto, palesemente;
perché ha posto nel sole la sua tenda, vale a dire nel corpo che si è degnato di
prendere dal corpo della Vergine a questo fine, di mostrarsi in esso visibile lui
che per sé è invisibile; e così ogni uomo potesse vedere la salvezza di Dio
venuta a noi nella carne.
8. Sali dunque sui monti, vale a dire in quei supremi spiriti quando discese fino
ad essi, degnandosi di spiegare loro il sacramento nascosto da secoli e il mistero
grande della pietà. Ma oltrepassando questi superiori e più eminenti monti,
vale a dire, i Cherubini e Serafini, nonché le Dominazioni, i Principati e le
Potestà e le Virtù, si è degnato di scendere fino all’ordine inferiore degli Angeli,
rappresentati dalle colline. Ma non si è fermato neppure in essi, ha valicato
anche i colli. Egli infatti non si prese cura degli Angeli, ma del seme di Abramo si
prese cura (Eb 2,16), che è inferiore agli Angeli, perché si adempisse la parola del
ricordato Profeta, che così parla al Padre del Figlio: L’hai fatto poco meno degli
Angeli (Sal 8,6). Questo in verità si può capire come detto a lode dell’umana
natura per il fatto che l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, e dotato
di ragione come gli Angeli, di poco tuttavia è inferiore all’Angelo a causa del
suo corpo che viene dalla terra. Ma ascolta l’Apostolo Paolo che parla
apertamente di lui: il quale pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro
geloso la sua uguaglianza con Dio: ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di
servo e divenendo simile agli uomini (Fil 2,6) e ancora: Quando venne la pienezza del
tempo Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che