Page 38 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
P. 38
mente talmente si assenti o si elevi da oltrepassare questo nostro comune e
usuale modo di pensare.; difatti: Invano si tende la rete sotto gli occhi di chi è fornito
di ali (Pr 1,17). Come si temerebbe la lussuria dove non si sente neppure la vita?
Andando invero l’anima in estasi esce, se non dalla vita, dai sensi della vita, per
cui è inevitabile che non senta neppure le tentazioni della vita. Chi mi darà ali
come di colomba per volare e trovare riposo? (Sal 54,7). Voglia Iddio che io muoia
spesso di questa morte perché io sfugga ai lacci di morte, perché io non senta gli
allettamenti mortiferi di una vita lussuriosa, perché sia insensibile al senso della
libidine, all’ardore dell’avarizia, alla pressione delle sollecitudini, alla molestia
degli affari! Muoia l’anima mia della morte dei giusti, affinché non resti irretito
da alcuna ingiustizia, affascinato da alcuna iniquità. Buona morte quella che
non toglie la vita, ma la trasferisce in meglio: buona morte quella per cui non
cade il corpo ma l’anima viene sollevata.
5. Ma questo riguarda gli uomini. Muoia anche l’anima mia, se così si può dire,
della morte degli angeli, perché elevandosi sopra la memoria delle cose
presenti, si spogli non solo della cupidigia delle cose inferiori a sé e corporee,
ma anche delle loro immagini, e così si trattenga puramente con essi dei quali
imita la purezza.
III. Tale estasi, penso, sola o soprattutto si chiama contemplazione. Non sentirsi
legato dalle cupidigie nella vita appartiene all’umana virtù; nel meditare il non
essere avvolto da immagini corporali appartiene all’angelica purità. Ma è dono
di Dio l’uno e l’altro. L’uno e l’altro essere rapito, trascendere te stesso, ma uno
lontano, l’altro non molto. Beato chi può dire: Ecco mi sono allontanato fuggendo e
mi fermai nella solitudine (Sal 54,8). Non si contentò di uscire, ma volle fuggire
lontano da sé per poter riposare. Hai oltrepassato le lusinghe, della carne per
non obbedire più ormai alle sue concupiscenze, né essere impastoiato dalle
lusinghe delle passioni; hai progredito, ti sei separato da te, ma non sei ancora
andato lontano se non riesci a trasvolare con una mente pura i fantasmi delle
immagini corporee che irrompono da ogni parte. Fino a qui non ti promettere il
riposo. Sbagli se pensi di trovare al di qua un luogo di riposo, una solitudine
segreta, una luce serena, una dimora di pace. Ma dammi uno che sia arrivato là:
subito lo vedo riposare, tale da poter dire: Ritorna, anima mia alla tua pace, perché
il Signore ti ha beneficato (Sal 114,7). Qui veramente è il posto nella solitudine, e
l’abitazione nella luce, davvero, secondo il Profeta, tabernacolo per il giorno che
ripara il caldo, e ripara con sicurezza dal turbine e dalla pioggia, del quale
anche il santo Davide dice: Mi ha nascosto nella sua tenda nel giorno della sventura,
mi ha nascosto nel segreto della sua dimora (Sal 26,5).
6. Pensa dunque che la sposa si sia ritirata in questa solitudine, e qui per
l’amenità del posto, si sia addormentata dolcemente tra gli abbracci dello Sposo,
in altre parole, sia andata in estasi. Perciò le giovinette hanno avuto l’ordine di
non svegliarla fino a che essa non lo voglia. Ma questo come?