Page 34 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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aver parlato diffusamente; ma manteniamo l’ordine del discorso. È chiaro che lo
Sposo è di nuovo presente, penso per rinfrancare con la sua presenza la sposa
languente. Come non si sentirà ristabilita alla sua presenza, lei che si era
abbattuta per la sua assenza? Dunque, Io Sposo non può sopportare che la sua
diletta sia in angustia; è già lì; non può infatti tardare quando è chiamato da
così intensi desideri. E anche perché ha saputo che per tutto il tempo della sua
assenza, la sposa è rimasta fedele nel compiere le buone opere e sollecita nel
progredire, per il fatto cioè che aveva chiesto di ammassare attorno a sé fiori e
frutti. Per questo è tornato questa volta con una più ricca ricompensa di grazia.
Ecco, con un braccio sostiene il capo della diletta che giace, e prepara l’altro per
abbracciarla e stringerla al cuore. Felice l’anima che si adagia sul petto di Cristo
e riposa tra le braccia del Verbo! La sua sinistra sotto il mio capo, e la sua destra mi
abbraccerà. Non dice: «Mi abbraccia», ma mi abbraccerà, perché tu sappia che, non
ingrata per la prima grazia, previene la seconda con il ringraziamento.
6. Impara a non essere tardo o fiacco nel ringraziare, impara a mostrarti
riconoscente a ogni singolo dono. Considera, dice, con diligenza le cose che ti
vengono servite (Pr 23,1) affinché nessuno dei doni di Dio sia privo del dovuto
ringraziamento, sia che, si tratti di doni grandi, mediocri o anche piccolissimi.
Ci viene comandato di raccogliere i frammenti perché non vadano perduti, vale
a dire che non dobbiamo dimenticarci neppure dei minimi benefici. Non è forse
perduto ciò che si dona a un ingrato? L’ingratitudine è nemica dell’anima,
rende vani i meriti, disperde le virtù, fa perdere i benefici. L’ingratitudine è un
vento bruciante, che dissecca per sé la fonte della pietà, la rugiada della
misericordia, il flusso della grazia. Per questo la sposa, non appena ha sentito la
grazia della mano sinistra dello Sposo, ha reso grazie, senza aspettare la
pienezza che è nella destra. Né quando si è, ricordata che la sinistra già era sotto
il suo capo si dichiarò similmente abbracciata dalla destra ma disse: Mi
abbraccerà.
7. Del resto, che cosa pensiamo che sia per il Verbo la «sinistra» e la «destra»?
Forse che ciò che si dice parola dell’uomo ha queste parti corporee divise tra sé
e lineamenti distinti che distinguono tra destra e sinistra? Quanto più colui che
è Dio e parola di Dio non ammette affatto tale varietà, ma è colui che è, cioè
tanto semplice nella sua natura da non avere parti, così unico da non ammettere
numeri. È infatti la Sapienza di Dio, della quale è scritto: E della sua sapienza non
vi è numero (Sal 146,5). Ma se una cosa è invariabile, questa è incomprensibile, e
per ciò stesso ineffabile, necessariamente: dove, prego, troveresti parole per
descrivere degnamente e descrivere propriamente quella maestà? E tuttavia
diciamo in qualche modo di essa quello che in qualche modo sentiamo, per
rivelazione dello Spirito Santo, di essa. Sappiamo dall’autorità dei Padri e dalla
consuetudine delle Scritture che è lecito prendere delle similitudini; adatte dalle
cose che conosciamo, e prendere a prestito parole conosciute, senza cercarne
delle nuove, con le quali vengano rivestite congruamente e convenientemente le
medesime similitudini. Diversamente sarebbe ridicola cosa insegnare cose