Page 36 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle, e le cerve dei campi: non destate, non
scuotete dal sonno l’amata finché essa non lo voglia (Cant 2,7). Grande e stupenda
degnazione che fa riposare l’anima in contemplazione sul suo petto, e inoltre la
difende dalle preoccupazioni nocive, e la protegge dalle attività inquietanti e
dalle molestie degli affari, né vuole che sia svegliata se non quando essa vuole.
Ma questo tema è da affrontare non nelle strettezze di un sermone che sta per
finire; piuttosto di qui se ne cominci un altro, perché non manchi la debita
diligenza nell’esporre questo dolce passo. Non che, neppure allora, da noi stessi
siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, specialmente in una
materia così nobile ed eccellente e del tutto sovraeminente, ma la nostra capacità
viene da Dio (2 Cor 3,5) dallo Sposo della Chiesa Gesù Cristo nostro Signore, che
è Dio benedetto nei secoli. Amen.
SERMONE LII
I. Coerenza della espressione di cui si dice: «Vi giuro, ecc.», espressione della divina degnazione
riguardo all’anima. II. Qual è il sonno della sposa, dal quale lo sposo non vuole che la si risvegli.
III. Quale estasi soprattutto si chiama contemplazione. IV. Chi siano le capre o i cervi dei campi,
e l’esortazione delle fanciulle a non disturbare per un motivo futile la diletta.
I. 1. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e le cerve dei campi, non
destate, non scuotete dal sonno l’amata, finché essa non lo voglia (Cant 2,7). Si
proibisce alle giovinette, queste infatti chiama figlie di Gerusalemme, perché
anche se delicate e molli e quasi ancora inferme per gli affetti e le azioni
femminee, aderiscono tuttavia alla sposa con la speranza di progredire e di
andare a Gerusalemme. Si vieta loro dunque di disturbare la sposa che dorme,
perché contro la sua volontà non osino affatto svegliarla. Per questo infatti il
dolcissimo sposo ha posto la mano sinistra sotto il capo, secondo quanto è stato
già detto, per farla riposare e dormire nel suo seno. E ora, come prosegue la
Scrittura, egli stesso come suo custode, con somma degnazione e benevolenza
veglia su di lei, perché non sia costretta a svegliarsi disturbata dalle frequenti e
minute necessità delle giovinette. Questo è il decorso letterale del testo. Se non
che quello scongiuro fatto per le gazzelle e le cerve dei campi non sembra affatto
avere una ragione di stare lî secondo il filo letterale del discorso: perciò tutto il
motivo di queste parole sta nel loro senso spirituale. Ma qualunque esso sia,
intanto è cosa buona per noi stare qui (Mt 17,4) e scrutare un poco la bontà della
divina natura, la sua soavità, la sua degnazione. Che cosa mai infatti tu, uomo,
hai sperimentato negli umani affetti di più dolce di quello che ora ti viene
espresso del cuore dell’Altissimo? E ti viene espresso da colui che scruta le
profondità di Dio, e non può ignorare ciò che vi è in lui, perché è il suo Spirito,
né può affatto dire se non quello che ha visto presso di lui, perché è lo Spirito di
verità.