Page 27 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
P. 27

Non  penso  di  essere  già  arrivato  alla  perfezione  (Fil  13,13).  E  aggiunge:  Questo
                  soltanto so, dimentico del passato mi protendo verso il futuro. Questo soltanto so, come
                  per indicare che gli è rimasta una cosa come rimedio, speranza, consolazione.
                  Che  cosa  è  questo?  Dimentico  del  passato  mi  protendo  verso  il  futuro.  Grande
                  fiducia,  che  il  grande  vaso  di  elezione  non  si  ritiene  perfetto  e  dice  di
                  progredire! Dunque il pericolo di essere sorpreso nelle tenebre della morte sta
                  per chi è seduto, non per chi cammina. E chi è seduto se non colui che non si
                  preoccupa di progredire? Guardati da questo, e se sarai sorpreso dalla morte
                  sarai nel refrigerio. Dirai a Dio: Ancora imperfetto mi hanno visto i tuoi occhi (Sal
                  138,16) e nel tuo libro, tuttavia, tutti saranno scritti. Chi tutti? Certamente coloro
                  che sono trovati desiderosi di progredire. Segue infatti: Saranno formati i giorni, e
                  nessuno di essi, sottintendi: perirà. Per giorni intendi i proficienti, che se saranno
                  sorpresi  dalla  morte  saranno  perfezionati  in  quello  che  loro  manca:  Saranno
                  formati e nessuno di essi sarà lasciato informe.

                  8.  «E  come,  dirai,  io  posso  progredire  se  sono  invidioso  del  fratello  che
                  progredisce»? Se soffri del fatto di essere invidioso, senti, ma non acconsenti. È
                  una  passione  che  un  giorno  guarirà,  non  un’azione  degna  di  condanna.
                  Solamente non fermartici sopra, meditando l’iniquità sul tuo giaciglio, in modo
                  cioè  da  favorire  la  malattia,  soddisfare  la  peste,  perseguitare  l’innocente
                  dicendo  male  del  bene  da  lui  compiuto,  deprimendolo,  stravolgendolo  e
                  impedendo che faccia altro bene. Del resto non nuoce a chi cammina proteso
                  verso cose migliori il fatto che non sia lui che opera, ma il fatto che abita in lui il
                  peccato. Non c’è dunque condanna per colui che non fa servire le sue membra
                  all’iniquità;  non  la  lingua  alla  detrazione,  né  altro  membro  del  suo  corpo  a
                  danneggiare o nuocere in qualsiasi maniera, ma piuttosto si confonde dei cattivi
                  sentimenti che prova confessando e  piangendo  il vizio inveterato, e  cercando
                  con la preghiera di liberarsene; e quando non ci riesce diventa più mite verso
                  tutti, e più umile di fronte a se stesso. Quale sapiente condannerebbe un uomo
                  sano  che  ha  imparato  dal  Signore  ad  esser  mite  ed  umile  di  cuore?  E  non  è
                  certamente  malato  chi  si  è  fatto  imitatore  del  Salvatore,  Sposo  della  Chiesa,
                  Signore nostro che è Dio benedetto nei secoli. Amen.



                                                      SERMONE L

                  I. La carità, qual è nell’affetto e quale è nell’atto, e su quale è data la legge; perché Dio comanda
                  cose  impossibili.  II.  Il  triplice  effetto  della  carne,  della  ragione  e  della  sapienza;  l’ordine
                  trasposto della carità attuale. III. L’ordine della carità dell’affetto in base al quale ogni cosa ha il
                  suo valore secondo quello che è.

                  I. 1. Voi forse vi aspettate che andiamo avanti nel commento del testo, pensando
                  che  sia  finito  quello  sul  versetto  di  cui  abbiamo  ultimamente  parlato.  Ma  io
                  penso ad altro; ho ancora da offrirvi dei frammenti del convito di ieri che avevo
   22   23   24   25   26   27   28   29   30   31   32