Page 21 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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4. Dunque qui non si esalta la maestà, ma è lodata l’umiltà, e come è degno e
                  giusto, ciò che è stoltezza e debolezza di Dio passa davanti alla fortezza e alla
                  sapienza  degli  uomini.  Questi  sono  infatti  piante  selvatiche  e  infruttuose
                  perché, secondo il Profeta tutti hanno traviato, sono divenuti inutili, più nessuno fa
                  il bene, neppure uno (Sal 13,3). Come melo tra gli alberi delle foreste così il mio diletto
                  tra i figli. Tra gli alberi delle foreste il Signore Gesù è l’unica pianta che fa frutto,
                  che emerge come uomo tra`» gli uomini, ma di poco fatto meno degli angeli.
                  Fattosi uomo infatti si assoggettò in modo meraviglioso agli angeli, e, restando
                  Dio, come tale li conservò a  soggetti. Vedrete, è detto, gli angeli salire e scendere
                  sul figlio dell’uomo (Gv  1,15)  per  il  fatto  che  nel  medesimo  uomo  Cristo  Gesù
                  servono la debolezza e ammirano la maestà. Poiché, dunque, alla sposa è cosa
                  molto dolce il fatto che egli si è abbassato, più volentieri ne esalta la grazia, ne
                  mette  in  evidenza  la  misericordia,  ne  ammira  con  stupore  la  degnazione.  Le
                  piacque perciò ammirare l’uomo tra gli uomini, non Dio tra gli angeli; come il
                  melo eccelle tra gli alberi delle foreste, e non tra le piante dei giardini. Né pensa la
                  sposa  che  ci  sia  una  diminuzione  delle  lodi  dove,  dalla  considerazione  della
                  debolezza,  viene  messa  in  risalto  la  pietà  e  la  bontà.  Mentre  infatti  sembra
                  limitare, secondo un aspetto, le lodi, sotto un altro aspetto loda maggiormente,
                  considerando meno la gloria della dignità, per dar più rilievo alla bellezza della
                  degnazione. Come dunque l’Apostolo dice che ciò che è stoltezza e debolezza di
                  Dio  è  più  sapiente  e  più  forte  degli  uomini,  ma  non  degli  angeli,  e  come  il
                  Profeta dichiara Cristo bello tra i figli dell’uomo, ma non tra gli angeli, così la
                  sposa, parlando senza dubbio nel medesimo Spirito, sotto la figura di un albero
                  fruttifero  e  di  alberi  selvatici  intese,  in  questo  passo,  presentare  l’uomo-Dio
                  superiore in bellezza a tutti gli uomini, ma non agli angeli.

                  5. Come melo tra gli alberi delle foreste, così il mio diletto tra i figli. E bene tra i figli,
                  perché  essendo  il  Figlio  unico  del  Padre  cercò  di  acquistargli,  senza  invidia,
                  molti  figli  che  non  si  vergogna  di  chiamare  fratelli,  perché  egli  sia  il
                  primogenito tra molti fratelli. A buon diritto egli viene anteposto a tutti quelli
                  adottati per grazia, lui che è figlio per natura. Giustamente come melo, perché a
                  guisa di albero fruttifero fornisce il refrigerio dell’ombra e ottimo frutto. Non è
                  forse veramente un albero fruttifero colui i cui fiori sono frutto di onore e di
                  onestà?  Infine  è  un  albero  di  vita  per  chi  ne  gusta  (Pr  3,18).  Non  potranno
                  paragonarsi a questo tutti gli alberi della foresta, perché anche se fossero belli e
                  grandi  e  sembrino  portare  vantaggio  pregando,  servendo,  insegnando,
                  aiutando con esempi, solo Cristo, tuttavia, sapienza di Dio è albero di vita, solo
                  lui è il pane vivo che discende dal cielo e dà la vita al mondo.

                  III. 6. Perciò dice: Mi sono seduta all’ombra di colui che avevo desiderato e il suo frutto
                  è dolce al mio palato (Cant 2,3). Con ragione aveva desiderato l’ombra di lui, dal
                  quale  le  veniva  il  refrigerio  e  l’alimento.  Le  altre  piante  invece,  della  foresta,
                  anche se forniscono il sollievo dell’ombra, non danno però un alimento vitale,
                  non frutti perenni di salvezza. Uno solo è infatti l’autore della vita, uno solo il
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