Page 17 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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tuo santo veda la corruzione (Sal 15,10).
4. Ma se vi piace, ecco un’altra ragione da non disprezzare, come penso. Non è
certo senza una ragione che dal Saggio viene descritto il molteplice spirito,
perché sotto una unica corteccia della lettera molte volte sono nascoste molte
intelligenze della sapienza. Cosi, secondo la divisione predetta dei vari fiori, si
può intendere per un fiore la verginità, un fiore il martirio, un fiore la buona
azione: nel giardino la verginità, nel campo il martirio, l’opera buona sul
talamo. E bene si colloca nel giardino la verginità, alla quale è familiare la
verecondia che rifugge dal pubblico, ama il nascondimento e sottostà alla
disciplina. E poi nel giardino il fiore è al chiuso, mentre è esposto nel campo, ed
è sparso sul talamo. Così hai l’orto chiuso, il fonte sigillato (Cant 4,12). Questo
significa la difesa del pudore nella vergine, e la custodia di una inviolata
santità, a condizione che la vergine sia davvero santa di corpo e di spirito. Bene
pure il martirio e significato nel fiore del campo, perché i martiri sono esposti al
ludibrio di tutti, fatti spettacolo agli angeli e agli uomini. Non è forse di essi
quella voce del salmo: Siamo divenuti l’obbrobrio dei nostri vicini, scherno e ludibrio
di chi ci sta intorno (Sal 78,4). Sta bene pure la buona azione come fiore sul
talamo; essa infatti dona quiete e sicurezza alla coscienza. Dopo un’opera buona
si riposa più sicuramente nella contemplazione, e con tanta maggior fiducia uno
si appresta a intuire ed investigare le cose sublimi, quanto più è conscio di non
aver mancato alle opere di carità per amore della propria quiete.
5. Il Signore Gesù è, in qualche modo, tutte queste cose. Egli è il fiore di
giardino, generato vergine da un virgulto vergine. Egli è anche fiore di campo,
martire, corona dei martiri, modello di martirio. Egli è stato condotto fuori della
città, ha sofferto la sua passione fuori dell’accampamento, fu innalzato sulla
croce, alla vista di tutti, disprezzato da tutti. Egli è ancora il fiore del talamo,
specchio ed esempio di ogni beneficenza, come egli stesso dichiarò ai Giudei:
Ho compiuto molte opere buone tra di voi (Gv 10, 32). Se dunque il Signore è tutte
queste tre cose, per quale ragione dei tre ha preferito chiamare se stesso «Fiore
del campo»? Certamente per incoraggiare la sposa a sopportare con pazienza la
persecuzione che prevedeva essere per lei imminente, in quanto voleva
piamente vivere in Cristo. Egli si professa più volentieri di essere quello in cui
più desidera avere degli imitatori; ed è questo che ha detto altre volte: la sposa
brama sempre la quiete, ed egli sprona alla fatica, dicendole chiaro che nel
regno dei cieli è necessario entrare attraverso molte tribolazioni. Per questo
quando, dopo essersi unita come sposa la novella Chiesa, si disponeva a tornare
al Padre, le diceva: Viene l’ora in cui chiunque vi uccide crederà di rendere culto a
Dio (Gv 16,2); e ancora: Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi (Gv 15,
20). Puoi anche tu trovare nel Vangelo molti passi simili che si riferiscono ai
mali da soffrire.
6. Io sono il fiore del campo e il giglio delle valli. Mentre dunque la sposa mostra il
letto, lo Sposo la richiama al campo, invitandola al lavoro. E non pensa che vi