Page 18 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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sia qualche cosa più adatta a persuaderla a ingaggiare la lotta, che di proporre
                  se stesso come modello di combattimento o come premio di esso. Io sono fiore di
                  campo. Da queste parole si comprende in verità l’una e l’altra cosa, quale sia cioè
                  il modello del combattente e quale la gloria del trionfante. Signore Gesù, tu sei
                  per me tutte e due queste cose, e specchio nella sofferenza e prezzo di colui che
                  patisce. L’una cosa e l’altra sono di sprone e invitano con forza. Tu addestri le
                  mie mani alla battaglia, con l’esempio della tua fortezza, tu incoroni il mio capo,
                  dopo la vittoria, con la presenza della tua maestà; sia perché ti vedo lottare, sia
                  perché  ti  attendo  quando  mi  coronerai,  quando  sarai  tu  la  mia  corona,  con
                  entrambe  le  cose  mi  leghi  a  te  come  con  doppia  fune  irresistibile.  Trascinami
                  dietro a te (Cant 1, 3): ti seguo volentieri, e più volentieri ancora godo di te. Se sei
                  così  buono,  o  Signore,  per  quelli  che  ti  seguono,  quale  sarai  per  quelli  che  ti
                  raggiungono?  Io  fiore  del  campo:  chi  mi  ama  venga  al  campo,  non  ricusi  di
                  ingaggiare la battaglia con me e per me, affinché possa dire: Ho combattuto la
                  buona battaglia (2 Tm 4,7).

                  III.  7.  E  poiché  non  i  superbi  o  gli  arroganti,  ma  piuttosto  gli  umili  che  non
                  sanno presumere di se stessi, sono idonei al martirio, aggiunge di essere anche
                  «giglio  delle  valli»  cioè  corona  degli  umili,  designando  con  l’eminenza  di
                  questo  fiore  la  speciale  gloria  della  loro  futura  esaltazione.  Questa  avverrà
                  quando  ogni  valle  sarà  ricolmata  e  ogni  montagna  e  collina  sarà  spianata,  e
                  allora quel candore della vita eterna apparirà, giglio veramente non dei colli,
                  ma delle valli. Il giusto germoglierà come giglio, dice, (Os 14, 6). Quale giusto, se
                  non  l’umile?  E  poi  quando  il  Signore  si  chinava  sotto  le  mani  del  servo
                  Giovanni  Battista,  e  questi  tremava  davanti  alla  maestà,  Lascia,  disse,  così
                  conviene  che  noi  adempiamo  ogni  giustizia  (Mt  3,15),  facendo  consistere  la
                  perfezione della giustizia nella perfezione dell’umiltà. Il giusto dunque è umile,
                  il giusto è valle. E se saremo trovati umili germoglieremo anche noi come gigli,
                  e fioriremo in eterno davanti al Signore. E non si manifesterà veramente «giglio
                  delle  valli»  quando  trasformerà  il  nostro  umile  corpo  per  conformarlo  al  suo
                  corpo glorioso? Non dice «il nostro corpo», ma «il corpo della nostra umiltà»,
                  per significare che solo gli umili saranno illuminati dal meraviglioso ed eterno
                  candore di questo giglio. Ciò sia detto per il fatto che lo Sposo si  è chiamato
                  «fiore» dei colli e «giglio delle valli».

                  8.  E  ormai  sarebbe  anche  buona  cosa  sentire  che  cosa  lo  Sposo  dica,  di
                  conseguenza,  della  sua  diletta;  ma  l’ora  non  lo  permette.  Secondo  la  nostra
                  Regola  infatti,  non  è  lecito  anteporre  nulla  all’opus  Dei,  con  questo  nome  il
                  nostro padre Benedetto volle indicare le solenni lodi che ogni giorno si rendono
                  a  Dio  nell’oratorio,  per  indicarci  chiaramente  quanto  egli  ci  voglia  intenti  a
                  questa opera. Perciò vi esorto, dilettissimi, a perseverare sempre puramente e
                  strenuamente  alle  divine  lodi;  strenuamente,  vale  a  dire  che  stiate  davanti  al
                  Signore  con  alacrità  e  insieme  con,  riverenza,  non  pigri,  non  sonnolenti,  non
                  sbadigliando, non risparmiando la voce, senza troncare a metà le parole, non
                  saltandone  delle  intere,  non  con  voci  rotte  o  flebili,  o  biascicando  con  voce
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