Page 187 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
P. 187
è il solo dei movimenti dell’anima, sentimenti e affetti in cui la creatura può
rispondere, anche se non alla pari, all’autore, di dargli un simile vicendevole
contraccambio. Per esempio, se Dio sarà adirato con me, forse che io potrò
essere adirato nello stesso modo con Lui? Certamente no, ma avrò paura, ma
tremerò e chiederò perdono. E se mi rimprovera, non sarà sgridato da me, ma
piuttosto sarà da me giustificato. Né se mi giudicherà, io giudicherò lui, ma lo
adorerò: così, salvando me, non mi chiede di essere a sua volta salvato né
viceversa ha bisogno di essere liberato da alcuno lui che libera tutti. Se domina,
a me tocca servirlo; se comanda, io gli devo obbedire e non viceversa posso
esigere dal Signore o servizio o ossequio. Ora vedi come la cosa è diversa per
l’amore. Poiché quando Dio ama, altro non vuole se non essere amato, perché
non ama per altro scopo se non per essere riamato, sapendo che per questo
stesso amore saranno beati coloro che lo amano.
5. Grande cosa è l’amore; ma in esso vi sono dei gradi. La sposa sta sul più alto.
Amano, infatti, anche i figli, ma pensano alla eredità, e quando temono in
qualsiasi modo perderla, l’amore per colui dal quale l’aspettano diminuisce e si
mescola al timore. Mi è sospetto quell’amore che sembra essere sostenuto dalla
speranza di ottenere qualche cosa. È un amore debole, che se per caso quella
speranza viene meno, o si spegne o per lo meno diminuisce. È impuro perché
brama anche altre cose. L’amore puro non è mercenario. L’amore puro non
prende forza dalla speranza, né d’altra parte sente i danni della diffidenza; è
l’amore della sposa, perché questa è sposa, chiunque essa sia. Le cose della
sposa e la sua speranza sono unicamente il suo amore. Di questo abbonda la
sposa, di questo si accontenta lo Sposo. Né questi cerca altro, né essa altro ha.
Per questo egli è Sposo ed essa è sposa. Questo è proprio agli sposi, non
appartiene a nessun altro, neppure al figlio.
III. E poi ai figli grida: Dov’è il mio onore (Ml 1,6) e non: «Dov’è il mio amore»,
riservandone la prerogativa alla sposa. Ma anche si comanda all’uomo di
onorare il proprio padre e la propria madre, e dell’amore non si fa parola: non
perché i figli non debbano amare i genitori, ma perché molti figli sono più
disposti a onorare i genitori che non ad amarli. Sia pure che l’onore del re è di
amare la giustizia (Sal 98,4); ma l’amore dello Sposo, anzi lo Sposo-amore
richiede in cambio solo amore e fedeltà. È dunque consentito alla diletta di
ricambiare l’amore. Come non amerà la sposa, e sposa dell’Amore? Come non
sarebbe amato l’Amore?
6. Giustamente rinunciando a tutti gli altri sentimenti si applica tutta e al solo
amore côlei che deve rispondere allo stesso amore ricambiando l’amore. Poiché,
quando si sarà tutta effusa nell’amore, che cosa è questo di fronte al perenne
profluvio di quella fonte? Non scorrono certamente con uguale abbondanza
l’amante e l’Amore, l’anima e il Verbo, la sposa e lo Sposo, il Creatore e la
creatura, non diversamente che l’assetato e la fonte. Che dunque? Sarà per
questo sprecato e del tutto vano il voto della futura sposa, il desiderio di lei che