Page 171 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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in certa misura. Nulla più di questo? Nota ancora: l’anima ha ricevuto la
rettitudine e la grandezza per la creazione o per degnazione; l’Immagine l’ha
per generazione. E questo è cosa molto più grande certamente. Ma non si neghi
che è anche più eminente il fatto che avendo questo l’anima da Dio, il Verbo
abbia l’una e l’altra cosa per partecipazione di Dio, cioè dalla sua sostanza. È,
infatti, l’immagine di Dio a lui consustanziale, e tutto ciò che sembra impartire a
questa sua immagine è a Dio e alla sua immagine sostanziale, non accidentale.
Bada ancora a una cosa in cui l’immagine si differenzia non poco per la sua
eminenza. La grandezza e la rettitudine sono due cose per natura differenti: ora
nell’immagine sono una cosa sola, né questo solo, ma sono una cosa sola con
l’Immagine. Per l’immagine, infatti, non solo è lo stesso l’essere retto e l’essere
grande, ma anche essere semplicemente è lo stesso che essere retto e grande.Per
l’anima non è così, la sua grandezza e la sua rettitudine sono diverse da essa e
diverse tra di loro. Se, infatti, come ho detto sopra, l’anima è grande in quanto
capace di cose eterne, e se è retta in quanto aspira a cose superne, quella che
non cerca né gusta le cose di lassù ma quelle della terra non è davvero retta, ma
curva, senza cessare però per questo di essere grande perché continua ad essere
capace dell’eternità. Né sarà, infatti, non capace di essa, anche se non la conterrà
mai, perché sia come è scritto: L’uomo passa come immagine (Sal 38,7); in parte,
tuttavia, perché appaia l’eminenza del Verbo per la stessa integrità. Come,
infatti, può il Verbo cessare di essere grande e retto se queste due cose si
confondono con la sua essenza? L’anima, invece, può cessare di essere tale
almeno in parte, perché se non lo fosse più del tutto, non vi sarebbe più
speranza di salvezza; se, infatti, cessa di essere grande, cessa anche la capacità:
dalla capacità, infatti, si stima la grandezza dell’anima. Ma che cosa potrebbe
sperare di cui non fosse capace?
4. Pertanto, per la grandezza che ritiene anche dopo aver perso la rettitudine
l’uomo passa come immagine, quasi zoppicando da un piede, e divenuto figlio
adulterino. Penso, infatti, che di tali sia stato detto: I figli adulteri negarono fede a
me, i figli adulteri sono alla vecchiaia e zoppicando van fuori dalla loro strada (Sal
17,46). Bene sono stati chiamati figli adulteri; figli, infatti, perché hanno
conservato la grandezza; adulteri perché hanno perso la rettitudine. Né avrebbe
detto zoppicando ma cadendo, o qualcosa di simile, se avessero perso
completamente l’immagine. Ora, invece, secondo la grandezza l’uomo passa come
immagine; in quanto poi alla rettitudine quasi zoppicando si conturba e deturpa
l’immagine, come dice la Scrittura: L’uomo passa come immagine, e in più si
conturba invano (Sal 38,7). Invano, davvero, perché segue: Tesoreggia e non sa per
chi egli metta da parte (Sal 38,7). Perché non sa se non perché chinandosi a queste
cose infime e terrene si tesoreggia della terra? Ignora del tutto circa quelle cose
che affida alla terra, per chi egli mette da parte, per la tignola che distrugge o
per il ladro che scassina o per il fuoco che divora. Di qui quel lamento del salmo
messo in bocca all’uomo che si curva quasi a covare le cose che sono nella terra:
Sono divenuto miserabile e incurvato fuori misura, e me ne andavo tutto il giorno carico
di tristezza (Sal 37,7). Così in se stesso sperimenta la verità di quella sentenza del