Page 163 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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spiegazione del grande sacramento parlo di quello che il Dottore delle genti ha
interpretato in Cristo e la Chiesa, il santo e casto connubio che è l’opera della
nostra salvezza in esso, dico, concorrono insieme tre cose: Dio, l’Angelo,
l’uomo. In quanto a Dio, come non opererà e prenderà cura delle nozze del
diletto Figlio suo? Lo farà con tutta la volontà. E di per sé basterebbe lui solo e
senza l’aiuto degli altri, i quali senza di lui non possono far nulla. Dunque,
quello che da essi riceve come ministri in quest’opera non rappresenta un
sollievo per sé, ma un vantaggio per essi. Per gli uomini, infatti, ha legato il
merito alle opere, secondo il detto: L’operaio è degno della sua mercede (Lc 10,7), e
perché ognuno riceverà secondo il proprio lavoro, sia chi pianta nella fede, sia
chi innaffia ciò che è piantato. Quando, poi, si serve del ministero degli Angeli
per la salvezza del genere umano, non lo fa forse perché gli Angeli siano amati
dagli uomini? Poiché, che gli Angeli amino gli uomini, si può particolarmente
dedurre dal fatto che gli Angeli non ignorano che le antiche rovine della loro
città saranno restaurate dagli uomini. E non conveniva che il regno della carità
fosse retto da altre leggi che da quelle del mutuo amore e dalla pura affezione
vicendevole e verso Dio di coloro che dovranno condividere il regno celeste.
2. Ma vi è molta differenza nel modo di operare, secondo la dignità di ciascun
operaio. Dio fa quello che vuole per la stessa sola facilità di volere, senza
sudare, senza muoversi, senza pregiudizio di luogo o di tempo, o di causa o di
persona. È, infatti, il Signore degli eserciti che con tranquillità giudica tutte le
cose. È la Sapienza che dispone tutte le cose con soavità. L’Angelo, invece, non
opera senza movimento, sia locale che temporale, ma senza affanno. L’uomo,
invece, non è libero, né dall’agitazione dell’animo, né dal movimento del corpo
e dello spirito nell’operare. Gli si comanda, infatti, di lavorare alla propria
salvezza con timore e tremore, e con il sudore del suo volto mangiare il suo
pane.
II. 3. Spiegate così queste cose, osserva ora con me come in questa magnifica
opera della nostra salvezza vi sono tre cose che Dio si attribuisce come loro
autore, e in esse previene tutti i suoi ausiliari e cooperatori; queste cose sono la
predestinazione, la creazione, l’ispirazione. Di queste la predestinazione non ha
avuto principio, non dico dall’origine della Chiesa, ma neanche dall’inizio del
mondo, cioè da questo o quel tempo: è prima del tempo. La creazione è con il
tempo; l’ispirazione avviene nel tempo, dove e quando vuole. In realtà, secondo
la predestinazione, la Chiesa degli eletti è sempre esistita nella mente di Dio. Se
l’infedele si meraviglia di ciò, ascolti ciò che lo farà meravigliare di più: non fu
mai che non fosse amata. Perché non parlerò arditamente dell’arcano che quel
coraggioso delatore dei superni consigli ha carpito dal cuore di Dio e mi ha
svelato? Parlo di Paolo il quale come molte altre cose così non ha avuto timore
di divulgare anche questo segreto delle ricchezze della sua bontà, dicendo: Dio
ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo, come ci ha scelti in lui
prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella
carità e aggiunge: predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo