Page 159 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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Signore, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli. Amen.



                                                  SERMONE LXXVII


                  I. Biasimo rivolto alle guardie indegne. II. Chi o quali sono le guardie dalle quali dice di essere
                  stata  trovata;  l’amore  della  verità  che  per  loro  mezzo  impara.  III.  Su  coloro  che  senza  guida
                  presumono di trovare la via della vita, e come la sposa dica di averla trovata.


                  I. 1. Ecco, grazie a Dio, ci siamo liberati. Abbiamo detto nel sermone di ieri quali
                  capi  vorremmo  avere  nella  via  per  cui  camminiamo,  non  quali  abbiamo  in
                  realtà. Purtroppo, quelli che sperimentiamo sono molto diversi. Non sono tutti
                  amici  dello  Sposo  coloro  che  oggi  vedi  assistere  la  sposa  da  una  parte  e
                  dall’altra,  e  che  come  si  usa  dire  comunemente  sembrano  quasi  addestrarla.
                  Sono molto pochi quelli che non cercano il loro interesse, tra tutti i suoi intimi.
                  Amano i regali e non possono in pari tempo amare Cristo, perché hanno dato le
                  mani a mammona. Osserva come camminano nitidi ed eleganti, coperti di vesti
                  lussuose, come una sposa che esce dalla stanza nuziale. Se vedrai d’improvviso
                  uno di questi tali camminare pettoruto ti sembrerà di incontrare la sposa, più
                  che un suo custode. Da dove pensi che venga a questi tali tanta abbondanza di
                  beni, splendore d’abiti, lusso nelle mense, quantità e varietà di vasi d’argento e
                  d’oro se non dai beni della sposa? Per questo essa è lasciata povera e bisognosa
                  e nuda, con faccia macilenta, incolta, ispida, pallida. Per questo non si usa in
                  questo tempo ornare la sposa, ma spogliarla, non custodirla, ma perderla, non
                  difenderla,  ma  esporla  ai  pericoli,  non  istruirla,  ma  prostituirla,  non  si  usa
                  pascere  il  gregge,  ma  uccidere  e  divorare  le  pecore,  secondo  quanto  dice  il
                  Signore: Divorano il mio popolo come divorano il pane (Sal 13, 4); e ancora: Hanno
                  divorato Giacobbe e devastata la sua dimora (Sal 78,7), e un altro Profeta: Si nutrono
                  della sua iniquità (Os 4,8), quasi dica: «Esigono denaro per i peccati e non sono
                  solleciti per i peccatori». Chi mi troverai tra i preposti che non sia più sollecito a
                  vuotare  le  borse  dei  sudditi  che  non  a  emendarne  i  vizi?  Dov’è  quello  che
                  pregando pieghi l’ira di Dio,  che predichi  l’anno favorevole alla misericordia
                  del  Signore?  Parliamo  delle  cose  più  leggere.  Sulle  più  gravi  incombe  un
                  giudizio più severo.

                  2.  Inutilmente,  tuttavia,  ci  fermeremo  su  queste  e  su  quelle,  perché  non  ci
                  ascoltano. E anche se mandassimo loro per iscritto queste cose che diciamo, non
                  si degnerebbero di leggerle; o se le leggessero si indignerebbero contro di me,
                  sebbene  dovrebbero  farlo  più  giustamente  contro  se  stessi.  Perciò  lasciamo
                  costoro, che non hanno trovato la sposa, ma che l’hanno venduta, e cerchiamo
                  piuttosto  quelli  dai  quali  la  sposa  dice  di  essere  stata  trovata.  Anche  questi
                  hanno avuto lo zelo. Tutti desiderano essere successori degli Apostoli, imitatori
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