Page 151 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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ardente e infaticabilmente, veramente come conviene.

                  III. 6. Resta che vediamo la terza ragione, che cioè non si cerchi dove si deve.
                  Nel mio giaciglio ho cercato colui che l’anima mia ama. Forse non era da cercarsi nel
                  giaciglio,  ma  nel  letto,  colui  per  il  quale  tutta  la terra  è  angusta? Ma  non  mi
                  dispiace  il  giaciglio  perché  lo  conosco  piccolo:  Ci  è  nato  un  bambino  (Is  9,6).
                  Esulta tu e loda, casa di Sion, perché grande in mezzo a te è il santo di Israele (Is 12,6).
                  Ma lo stesso Signore che è grande in Sion presso di noi è un bambino, presso di
                  noi si è visto debole, bisognoso di giacere come un bambino, di giacere in un
                  piccolo  letto  come  infermo.  Non  fu  un  piccolo  letto  l’utero  della  Vergine?  Il
                  seno,  infatti,  del  grande  Padre  non  è  un  piccolo  letto,  ma  un  letto  e  un  letto
                  grande,  del  quale  dice  al  Figlio:  Dal seno prima dell’aurora io ti ho generato (Sal
                  109,3). Sebbene non sia da ritenere degnamente neppure un letto quel seno, che
                  è luogo di reggitore più che di uno che giace. Restando, infatti, nel Padre regge
                  con il Padre  tutte le cose. E, infine, la fede  certa ci presenta il  Figlio  non che
                  giace, ma che siede alla destra del Padre; ed egli dice che il cielo è la sua sede,
                  non il suo letto, perché tu sappia che in casa sua, cioè nei cieli, egli non ha dei
                  sollievi per la sua infermità, ma delle insegne di potestà.

                  7. Giustamente, pertanto, la sposa parlando di letto dice «il suo» perché tutto
                  ciò che in Dio c’è di debole, è chiaro che non proviene da lui, ma dalla nostra
                  natura. Da noi ha assunto la natura umana per soffrire per noi: per noi è nato,
                  fu  allattato,  morì,  fu  sepolto.  È  mia  la  mortalità  del  nato,  mia  la  fragilità  del
                  pargolo, mio lo spirare del crocifisso, mio il sonno del sepolcro, tutte cose che
                  sono  passate,  ed  ecco  ora  tutto  è  nuovo.  Nel  mio  giaciglio  ho  cercato  colui  che
                  l’anima mia ama. E che? Cercavi nel tuo giaciglio colui che era tornato alla sua
                  sede?  Non  avevi  visto  il  Figlio  dell’uomo  salire  dove  era  prima?  Ormai  ha
                  cambiato la tomba e la stalla con il cielo, e tu ancora lo cerchi sul tuo giaciglio? È
                  risorto, non è qui. Come cerchi nel letto colui che è il forte, nel piccolo letto il
                  grande,  il  glorificato  nella  stalla?  È  entrato  nella  potenza  del  Signore,  si  è
                  rivestito di splendore e di fortezza; ed eccolo che siede sui Cherubini, lui che
                  giacque sotto la pietra della tomba. Da ora però non giace più ma siede; e tu gli
                  prepari  l’occorrente  per  giacere?  E  per  dire  tutta  la  verità,  ora  o  siede  per
                  giudicare, o sta in piedi per recare aiuto.

                  8. Così voi, o buone donne, perché vi alzate di buon mattino? Per chi comprate
                  aromi  e  preparate  unguenti?  Se  sapeste  quanto  sia  grande  questo  morto,  che
                  pure  è  libero  tra  i  morti,  che  voi  andate  ad    ungere,  forse  voi  chiedereste
                  piuttosto di essere unte da lui. Non forse lui il suo Dio ha unto con olio di letizia
                  a preferenza dei suoi eguali? Beate sarete voi se, tornando, vi potrete gloriare
                  dicendo:  Dalla pienezza di lui anche noi abbiamo ricevuto (Gv  1,16).  E  in  realtà  è
                  avvenuto  così:  tornano  realmente  unte  quelle  che  erano  venute  per  ungere.
                  Come  non  unte  dalla  notizia  così  lieta  della  nuova  e  odorosa  resurrezione?
                  Quanto  sono  belli  i  piedi  di  coloro  che  recano  un  lieto  annunzio  di  pace,  un  lieto
                  annunzio di bene! (Rm 10,15). Mandate dall’Angelo fanno opera di evangeliste, e
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