Page 148 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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conoscere?

                  11. Ora le vergini stolte, che penso essere state chiamate stolte appunto perché
                  dicendo di essere sapienti sono diventate stolte, si sentono dire dal Signore: Non
                  vi conosco (Mt  25,12).  E  così  anche  quelli  che  avevano  usurpato  la  grazia  dei
                  miracoli per la loro personale gloria si sentiranno dire: Non vi conosco (Mt 7,23),
                  perché sia ben chiaro da questo che la grazia non giova dove la verità non è
                  nell’intenzione,  anzi  è  di  danno.  Nello  Sposo  vi  sono  tutte  e  due  le  cose:  La
                  grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo (Gv 1,17), dice Giovanni Battista.
                  Se dunque il Signore Gesù busserà alla mia porta con una sola di queste due
                  senza l’altra egli è infatti il Verbo di Dio, Sposo dell’anima entrerà certamente
                  non come Sposo, ma come giudice. Non sia mai che avvenga questo! Non entri
                  in giudizio con il servo. Entri pacifico, entri giocondo e festoso, entri tuttavia
                  maturo  e  serio,  e  con  un  volto  alquanto  severo  rivolto  verso  di  me,  reprima
                  l’insolenza  e  purifichi  la  letizia.  Entri  come  cerbiatto  che  sale,  come  capriolo
                  circospetto,  che  scavalchi  dissimulando  la  colpa  e  guardi  con  misericordia  la
                  pena. Entri quasi discendendo dai monti di Bethel, festoso e splendido, come
                  procedente dal Padre, soave e mite, che non disdegni di essere chiamato e di
                  essere  Sposo  dell’anima  che  lo  cerca,  pur  essendo  sopra  tutte  le  cose  Dio
                  benedetto nei secoli. Amen.




                                                   SERMONE LXXV


                  I. Con quali applicazioni si dice: «Sul mio giaciglio ecc.» e perché il ritrovamento è dissimulato.
                  II. Sono tre le cause per le quali coloro che cercano sono delusi: il tempo, la tiepidezza, il luogo.
                  III. In questo passo si dice che la causa del mancato ritrovamento è stato il luogo. IV. Perché è
                  detto: «Colui che l’anima mia ama» e quali sono le notti nelle quali ha cercato lo Sposo.


                  I. 1. Sul mio giaciglio durante le notti ho cercato colui che l’anima mia ama (Cant 3,1).
                  Il diletto non è tornato alla voce e al desiderio della sposa che lo richiamava.
                  Perché?  Perché  cresca  il  desiderio,  perché  sia  provato  l’affetto,  perché  sia
                  esercitato  l’impegno  dell’amore.  In  realtà  si  tratta  di  dissimulazione,  non  di
                  indignazione, ma resta la possibilità di cercarlo per vedere se, cercato, si lasci
                  trovare colui che chiamato non è venuto, come dice il Signore: Chiunque cerca
                  trova (Mt 7,8). Ora la parola del richiamo è questa: Ritorna, sii simile o mio diletto
                  alla capriola e al cerbiatto (Cant 2,17). Non essendo ritornato a questo richiamo,
                  certamente per quelle ragioni che abbiamo addotte, la sposa che ama ha sentito
                  crescere in sé il desiderio, e si è data con tutta avidità a cercarlo, e prima’ di
                  tutto lo cerca sul suo giaciglio, ma non lo trova. Allora si alza, gira per la città,
                  passa e ripassa per le piazze e per le strade, ma non lo incontra, né lo scorge.
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