Page 143 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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I. In che senso questo passo si addice al Verbo, e che cosa significhi andare e ritornare riferito al
Verbo riguardo alla sua salutare dispensazione. II. Come si comporta l’anima all’arrivo dello
Sposo, e in che cosa ne avverte l’arrivo. III. La grazia e la verità raffigurate dal cerbiatto e dalla
capriola, e come la grazia si perda appropriandosene.
I. 1. Ritorna, dice. È chiaro che non è presente colui che essa richiama, c’è stato
però fino a poco prima: sembra infatti che venisse richiamato mentre ancora
stava andandosene. Un richiamo intempestivo è indizio di un grande amore da
una parte, e di una grande amabilità dall’altra. Chi sono questi cultori della
carità e così indefessi nell’esercizio dell’amore, di cui l’uno è oggetto di tanto
inquieto amore dal quale l’altra è spronata? A me, come ho promesso, spetta
applicare questo passo al Verbo e all’anima, ma per far questo, almeno un poco
degnamente, confesso di aver bisogno dell’aiuto del Verbo. Certamente per
questo discorso era conveniente che ci fosse uno molto più esperto, molto più
addentro all’arcano del santo amore; ma non posso venir meno al mio dovere,
anche se non potrò soddisfare del tutto ai vostri desideri. Vedo il mio pericolo, e
non mi tiro indietro, voi mi costringete. Voi davvero mi costringete a
camminare in cose grandi, superiori alle mie forze. Ahimè! Come temo che non
mi vengano rivolte quelle parole: Perché tu descrivi le mie delizie e pronunzi
con la bocca il mio mistero? Ascoltatemi tuttavia, come si ascolta un uomo che
ha paura di parlare, e non può tacere. Mi scuserà, forse, per avere osato, la
stessa mia trepidazione, e ancor più, se ci sarà, la vostra edificazione. E forse
anche queste lacrime verranno parimenti considerate. Ritorna, dice. Bene. Stava
andandosene, viene richiamato. Chi mi darà la spiegazione del mistero di
questa mutabilità? Chi mi spiegherà degnamente questo andare e ritornare del
Verbo? Forse lo Sposo è solito cambiare cosi? Come può venire, e poi di nuovo
tornare colui che riempie ogni cosa? Infine, quale movimento locale può avere
colui che è Spirito? E quale genere di movimento possiamo attribuire a lui che è
Dio? Come tale, infatti, è incommutabile.
2. Ma chi può capire queste cose le capisca. Quanto a noi, camminando con
cautela e semplicità nell’esposizione del sacro e mistico eloquio, seguiamo
l’usanza della Scrittura che espone con parole nostre la sapienza nascosta nel
mistero; fa entrare nei nostri affetti Dio, mentre lo rappresenta con figure; e
insinua nelle umane menti gli attributi sconosciuti e invisibili di Dio, che sono
cose preziose, con similitudini note di cose sensibili, e di vile materia.
Seguiamo, pertanto, anche noi la consuetudine del casto discorso, e diciamo che
il Verbo di Dio, Dio egli stesso, Sposo dell’anima, viene ad essa a seconda che
vuole, e nuovamente la lascia: sentiamo questo con il sentimento dell’anima,
non con il movimento della parola. Per esempio, quando l’anima sente la
grazia, avverte la presenza dello Sposo; quando non la sente si lamenta della
sua assenza, e chiede che nuovamente si faccia presente, dicendo con il Profeta:
Ha cercato te il mio volto, il tuo volto Signore, io cerco (Sal 26,8). Come non cercarlo?
Tolto da sé un così dolce Sposo, l’anima non trova più piacere, non dico a