Page 142 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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l’Apostolo e il Profeta, in quanto animati dal medesimo Spirito. Poiché se
l’essere fatto meno degli Angeli fu effetto di degnazione, non di necessità, nulla
in questo viene imposto alla bontà, ma piuttosto attribuito ad essa. Infine, il
Profeta lo dice non inferiore, ma fatto poco meno degli Angeli, esaltando la
grazia ed evitando l’ingiuria. L’essere inferiore, infatti, è ricusato dalla sua
natura divina, e la sua minorazione è giustificata dalla causa. Si abbassò, infatti,
perché volle, per la sua volontà e la nostra necessità. Ma abbassarsi equivaleva
ad avere misericordia. Quale spreco ci fu in questo? In realtà andò ad accrescere
la pietà quanto poteva sembrare perduto per la maestà. Ma neppure l’apostolo
tacque su questo grande mistero di pietà, ma disse: Quel Gesù che fu fatto di poco
inferiore agli Angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore (Eb 2,9).
9. Abbiamo detto quanto sopra riguardo al nome e alla similitudine del
cerbiatto, per adattarla secondo le parole della sposa, allo Sposo, senza far torto
alla sua maestà. Che cosa dico «senza far torto alla maestà», quando neppure la
sua infermità restò senza onore? È un cerbiatto, è un piccolo; è presentato anche
come una capriola, in quanto nato da donna, ma sopra i monti di Bethel, ma
elevato sopra i cieli (Eb 7,26). Non dice: «che è o esiste sopra i cieli», ma elevato
sopra i cieli, perché non si creda che ciò è stato detto riguardo a quella natura in
cui è colui che è. Ma anche dove è messo sopra gli Angeli, si dice che è stato
«fatto migliore» di loro, non che era tale. Dal che appare chiaro che il Cristo
vanta una superiorità su tutti i Principati e le Potestà e su ogni creatura non solo
per quello che in lui è ab aeterno, ma anche per quello che nel tempo è stato
fatto, in quanto primogenito di ogni creatura. Pertanto ciò che è stoltezza di Dio è
più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1 Cor
1,25). Questo secondo l’Apostolo. A me sembra anche giusto il dire che ciò che è
debolezza di Dio e stoltezza di Dio è più forte e più saggio degli Angeli. Così il
passo in questione si adatterà bene alla Chiesa universale.
10. Per quanto riguarda singolarmente un’anima poiché anche una sola di esse,
se ama Dio con dolcezza, sapienza e forza, è sposa chiunque è spirituale può
avvertire in se stesso quello che la propria esperienza gli indica. Quanto a me
non avrò timore di dire apertamente quanto mi fu dato di sperimentare a
riguardo, perché, anche se sarà giudicato forse vile e spregevole quando verrà
udito, non m’importa, perché chi è spirituale non mi disprezzerà, a meno che
non mi capisca. Tuttavia, se riserverò questo a un altro sermone non
mancheranno, forse, di quelli che saranno edificati da quelle cose che, pregato
nel frattempo, mi ispirerà il Signore, Sposo della Chiesa, Gesù Cristo nostro
Signore, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli. Amen.
SERMONE LXXIV