Page 145 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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aggiunge: Sii simile alla capriola e al cerbiatto sopra i monti di Bethel. Ma di questo
diremo in seguito.
II. 5. Ora sopportate un po’ di insipienza da parte mia. Voglio dire, poiché mi
sono impegnato a farlo, quello che succede a me in questa faccenda. Non
sarebbe conveniente, ma mi metterò in vista pur di essere di giovamento, e se
voi ne trarrete profitto mi consolerò della mia insipienza; diversamente
confesserò la mia stoltezza. Confesso che il Verbo è venuto anche da me, e
parecchie volte parlo da insipiente E spesso, essendo entrato da me, non mi
accorsi talvolta quando entrava. Sentii che era presente, ricordo che venne;
talvolta ho potuto presentire il suo entrare, mai sentirlo, e neppure quando se
ne andava, poiché di dove sia entrato nell’anima mia, o dove se ne sia andato
lasciandola di nuovo, e per dove sia entrato o uscito, anche ora confesso di
ignorarlo, secondo quanto è detto: Non sai di dove venga o dove vada (Gv 3,8). E
non fa meraviglia, perché di lui è stato detto: Le sue orme rimarranno invisibili (Sal
76,20). È certo che non è entrato per gli occhi perché non ha colore; né per le
orecchie perché non produce suono, né attraverso le narici, perché non si
mescola con l’aria, ma con la mente, né penetra nell’aria, ma la crea; neanche
per la bocca, perché non è né mangiato né bevuto, né l’ho sentito al tatto, perché
non è palpabile. Per dove, dunque, è entrato? Ma forse non è neppure entrato,
perché non è venuto dal di fuori. Non è, infatti, alcuna delle cose che sono di
fuori. Ora non è neppure venuto dal di dentro di me, perché egli è buono, e so
che in me non c’è nulla di buono. Sono salito anche nel mio essere superiore, ed
ecco il Verbo era ancora più in alto sopra di questo. Sono disceso anche nella
parte inferiore di me, esplorando curiosamente, e neppure di sotto l’ho trovato.
Se guardavo fuori venni a sapere che egli era al di là di ogni cosa a me esterna,
se guardavo dentro, egli era ancora più addentro. E conobbi quanto è vero
quello che avevo letto, che in lui viviamo, ci muoviamo, e siamo (At 17,28); ma è
beato colui nel quale egli è, che vive per lui, e che da lui è mosso.
6. Chiedi, dunque, come io sappia che il Verbo è presente, non essendo per
nulla investigabili le sue vie? Egli è vivo ed efficace, e appena entrato dentro ha
svegliato la mia anima che sonnecchiava; l’ha smossa, l’ha intenerita e ha ferito
il mio cuore, che era duro e come pietra e malsano. Ha pure cominciato a
sradicare e distruggere, a edificare e piantare, a irrigare quello che era arido, a
illuminare quello che era tenebroso, ad aprire ciò che era chiuso, a infiammare
ciò che era freddo, nonché a raddrizzare ciò che era storto e spianare quello che
era scosceso, di modo che l’anima mia benediceva il Signore e tutto il mio
intimo dava lode al suo santo nome. Così, dunque, entrando da me alcune volte
il Verbo Sposo non fece mai notare con alcuni indizi il suo ingresso; non con la
voce, non con l’aspetto, non con il passo. Si è fatto conoscere da me senza
nessuno dei suoi movimenti, non lo percepirono i miei sensi mentre entrava nel
mio intimo: solo dal movimento del cuore, come ho detto sopra, ho compreso la
sua presenza; e dalla fuga dei vizi, dalla compressione degli affetti carnali ho
avvertito la potenza della sua virtù, e dalla messa in luce e dal rimprovero dei