Page 137 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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giorni dell’uomo (Gb 14,5). Ci riceva pure il giorno che respira prima che
veniamo assorbiti dalla notte che sospira, per immergerci nelle tenebre esteriori
dell’eterna caligine. Chiedi in che consista questa respirazione? In questo:
quando comincia lo spirito a desiderare a sua volta cose contrarie alla carne. Se
resisti a questa respiri, se con lo spirito mortifichi le opere della carne hai
respirato. Castigo, dice l’Apostolo, il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non
avvenga che dopo aver predicato agli altri io stesso venga riprovato (1 Cor 9,27). È la
voce di chi respira, anzi di chi aveva già respirato. Va’, e fa’ tu lo stesso per dar
prova di aver respirato, perché tu sappia che il giorno inspirante è nuovamente
sorto per te.
IV. Né la notte della morte prevarrà su questo giorno redivivo; anzi,
maggiormente splenderà nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno compreso (Gv 1,5). Io
penso che neanche con la fine della vita questo lume si spegnerà, e a uno che
muore così, credo che si possano applicare quelle parole: La notte mi illumina
nelle mie delizie (Sal 138,11). E come non vedrà più chiaro sciolto dalla nube, o
piuttosto, dalla carcassa del corpo? Sarà senza dubbio, libero da vincoli
corporei, libero tra i morti, e come uno che vede tra i ciechi. Poiché, come un
tempo, mentre tutti erano immersi in fitte tenebre per tutto l’Egitto, solo in
mezzo a quelle tenebre ci vedeva chiaramente il popolo che vedeva Dio, cioè il
popolo d’Israele, perché dice la Scrittura, dovunque era Israele là c’era luce (Es
10,23), così tra i figli delle tenebre, nella tetra oscurità della morte, rifulgeranno i
giusti e vedranno tanto più chiaramente in quanto spogli dalle ombre dei corpi.
E quelli che prima non hanno respirato e infatti non domandarono il lume del
giorno inspirante, e il Sole di giustizia non è sorto per essi questi tali, dico,
andranno dalle tenebre in tenebre più dense, perché quelli che sono nelle
tenebre diventino ancora più tenebrosi, e coloro che vedono, vedano con
maggiore chiarezza.
10. E qui, forse, a proposito si potrà anche addurre la parola del Signore: A chi
ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, e a quello che non ha sarà tolto anche quello che
sembra avere (Lc 19,26). Tanto meno gli uni vedono, meno vedranno, fino a che
questi ultimi vengano inghiottiti dalla sospirante notte, e gli altri li riceva il
giorno aspirante, che sono i novissimi di entrambe le categorie, vale a dire
l’estrema cecità e la suprema chiarezza. Da questo momento non è più possibile
togliere ancora qualche cosa a chi è già vuoto del tutto, non è più possibile
togliere alcunché a chi è pieno, se non quel non so che promesso loro dalle
parole: Una misura buona, e colma, e scossa e sovrabbondante vi sarà versata in seno
(Lc 6,38). Non ti sembra più che pieno ciò che trabocca? Così senti senza stupirti
parlare di pieno e di più pieno, se ricordi di aver letto: In eterno e oltre (Es 15,18).
Ecco, questa sarà l’abbondanza del giorno che aspira. Essa, direi, aggiungerà
una misura di ispirata pienezza all’abbondanza del giorno inspirante, operando
sopra misura in sublime peso di gloria, di modo che ridondi nei corpi la
traboccante aggiunta di gloria. Per questa ragione questo giorno non fu detto
spirare, ma aspirare, perché vi aggiunge l’ispirazione, come lo Spirito Santo ha