Page 130 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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volontà, perché non sono. Una sola, infatti, come si è detto, è in essi l’essenza e
                  la  volontà;  ma  dove  c’è  uno  solo  non  vi  è  consenso,  non  composizione,  non
                  unione o qualcosa di simile. Vi devono essere per lo meno due volontà perché ci
                  sia il consenso, due essenze perché vi sia congiunzione o unione per consenso.
                  Nulla di questo nel Padre e nel Figlio, perché né ci sono in essi due essenze, né
                  due volontà. In essi unica è l’essenza e unica la volontà, anzi in essi queste due
                  sono una cosa sola, come mi ricordo di aver detto, e formano con essi una cosa
                  sola,  per  questo  essi,  rimanendo  vicendevolmente  l’uno  nell’altro  in  modo
                  incomprensibile  e  incomparabile,  veramente  e  singolarmente  sono  una  cosa
                  sola. Se tuttavia qualcuno dice che tra il Padre e il Figlio c’è un consenso, non
                  dico di no, purché non si intenda l’unione di due volontà, ma l’unità di una sola
                  volontà.

                  10. Dio, invece, e l’uomo, che possiedono e si differenziano per volontà e per
                  l’essenza  che  è  propria  a  ciascuno  dei  due,  rimangono  l’uno  nell’altro  in  un
                  modo  molto  diverso,  cioè  non  per  la  confusione  delle  due  sostanze,  ma  per
                  l’uniformità delle due volontà. E questa unione è per essi comunione di volontà
                  e consenso nella carità. Felice unione, se ne fai l’esperienza. Nulla se la metti a
                  confronto  con  l’altra.  Voce  di  un  esperto:  Buona cosa per me aderire a Dio (Sal
                  72,28).  Buona  cosa  veramente  se  aderirai  da  ogni  parte.  Chi  è  che  aderisce
                  perfettamente a Dio se non colui che, rimanendo in Dio in quanto amato da Dio,
                  amandolo  a  sua  volta  ha  attirato  Dio  in  sé?  Dunque,  quando  da  ogni  parte
                  aderiscono  a  vicenda  l’uomo  e  Dio,  aderiscono  da  ogni  parte  per  la  mutua
                  intima dilezione che li rende come inviscerati l’uno nell’altro per questo direi
                  che non vi è dubbio essere Dio nell’uomo e l’uomo in Dio. Ma l’uomo è in Dio
                  dall’eternità, in quanto dall’eternità amato, se tuttavia è di quelli che dicono che
                  Dio  ci  ha  amati  e  gratificati  nel  suo  diletto  Figlio  prima  della  creazione  del
                  mondo;  Dio,  invece,  é  nell’uomo  da  quando  è  amato  dall’uomo.  E  se  è  così
                  l’uomo  è  si  in  Dio,  anche  quando  Dio  non  è  nell’uomo;  Dio,  invece,  non  è
                  nell’uomo se questi non è in Dio. Rimanere infatti nell’amore non può, anche se
                  ama  per  un  certo  tempo,  chi  non  è  amato.  Può,  però,  non  ancora  amare  ed
                  essere già amato; diversamente come potrebbe stare:  perché egli per primo ci ha
                  amati (1 Gv 4,10). Ora, quando ama anche colui che già prima era amato allora
                  l’uomo è in Dio e Dio è nell’uomo. Chi poi mai ha amato, consta che mai è stato
                  amato, e perciò né egli è in Dio, né Dio in lui. Abbiamo detto queste cose per far
                  rilevare la differenza tra quella connessione per cui il Padre e il Figlio sono una
                  cosa  sola,  e  quella  per  cui  un’anima  aderendo  a  Dio,  forma  con  lui  un  solo
                  spirito, perché non capiti che essendo scritto che l’uomo che rimane nella carità
                  rimane  in  Dio  e  Dio  in  lui,  e  che  il  Figlio  è  nel  Padre  e  il  Padre  è  in  lui,  si
                  attribuisse anche all’uomo adottato quello che è prerogativa del Figlio unico.

                  V. 11. Terminata questa questione dobbiamo ritornare a colui  che si pasce tra i
                  gigli, perché di là abbiamo fatto questa digressione fino qui; se non sia stata cosa
                  inutile giudicatelo voi. E già di quel passo avevo proposto due sensi: sia che si
                  pasce delle virtù di coloro che si sono resi candidi colui che è virtù e candore,
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