Page 129 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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Padre  e  il  Figlio  sono  l’uno  nell’altro  in  modo  non  solo  ineffabile,  ma
                  incomprensibile,  così  ampi  e  capaci  di  contenersi  a  vicenda,  ma  ampi  senza
                  possibilità di dividersi in parti, e capaci senza possibilità di parteciparsi. Così
                  infatti canta la Chiesa nell’inno:

                  Nel Padre tutto il Figlio
                  e tutto nel Verbo il Padre.

                  Il Padre è nel Figlio, nel quale sempre si è compiaciuto; il Figlio è nel Padre dal
                  quale da sempre è nato e mai separato. Ora l’uomo è in Dio per la carità e Dio
                  nell’uomo, al dire di San Giovanni, che chi rimane nella carità rimane in Dio e Dio
                  in lui (1 Gv 4,16). Questo è un certo accordo delle volontà, per cui due sono in
                  un solo spirito, anzi, formano un solo spirito. Vedi la diversità? Non è lo stesso
                  avere la medesima sostanza e avere il medesimo sentire. Del resto se hai fatto
                  attenzione ti è abbastanza indicata la differenza delle unità nelle parole: «una
                  cosa sola» e «un solo spirito», poiché non si potrà dire che il Padre e il Figlio
                  siano «uno», né che l’uomo e Dio siano «una cosa sola». Non si possono dire
                  «uno» il Padre e il Figlio, perché il primo è Padre e l’altro è Figlio; si dicono
                  però e sono una cosa sola, perché unica è la loro sostanza, né ognuno di essi ha
                  la sua. Invece, l’uomo e Dio, non essendo di un’unica sostanza o natura, non
                  possono dirsi una cosa sola; si dicono tuttavia formare un solo spirito con certa
                  e assoluta verità se aderiscono all’altro con il vincolo dell’amore. Questa unità,
                  infatti,  non  è  costituita  dall’unità  dell’essenza,  ma  dalla  connivenza  delle
                  volontà.

                  9. Mi sembra che sia chiara non solo la diversità, ma anche la disparità delle
                  unità costituite una da una sola essenza, l’altra da diverse sostanze. Che c’è di
                  più distante che l’unità di parecchi, e l’unità di una cosa sola? Così tra le unità,
                  come ho  detto, si distinguono  «uno»  e  «una cosa sola»  perché  per  «una cosa
                  sola»  viene  designata  l’unità  di  essenza  nel  Padre  e  nel  Figlio,  e  invece  per
                  «uno»  non  è  indicata  questa,  ma  una  certa  pietà  comune  di  affetti  tra  Dio  e
                  l’uomo. Con un’aggiunta tuttavia anche il Padre e il Figlio si dicono rettamente
                  «uno», per esempio: un solo Dio, un solo Signore, e tutto ciò che si dice di uno
                  di essi e non di entrambi. Non vi è, infatti, in essi diversa divinità o maestà, non
                  più che sostanza o essenza o natura: ma tutte queste cose, se bene consideri, non
                  sono diverse in essi, o divise, ma sono una cosa sola.

                  IV. Ho detto troppo poco: sono una cosa sola con essi. Che cosa dire di quella
                  unità per cui molti cuori e molte anime si legge che formassero una cosa sola?
                  Non è da considerare neppure unità rispetto a questa, dove non vengano unite
                  molte  cose,  ma  designa  singolarmente  una  cosa  sola.  Dunque  è  singolare  e
                  somma quella unità che non risulta dal riunire insieme cose prima separate, ma
                  esiste  dall’eternità.  Né  questa  unità  è  prodotta  da  quella  manducazione
                  spirituale  di  cui  si  è  parlato.  Non  viene  prodotta,  ma  è.  Molto  meno  si  deve
                  pensare  che  la  produca  una  qualsiasi  congiunzione  di  essenze  o  consenso  di
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